Dopo la Russia, anche un altro paese dei Briscs (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) è in crisi. Negli ultimi 25 anni il Brasile ha visto alti e bassi. Nei primi anni 90 l'inflazione salì oltre il 2.000% e solo l'introduzione di una nuova moneta nel 1994 interruppe il trend. A fine anni 90 il deficit del paese e l'alto debito pubblico accumulato fecero intervenire il Fondo Monetario nel 2002. Improvvisamente poi tale situazione cambiò radicalmente, tra il 2002 e il 2008 il paese registrò tassi di crescita del 4% annuo con forti aumenti nelle esportazioni di ferro , olio e zucchero.
Oggi però il Brasile è di nuovo nei guai. La crescita è stata in media appena del 1,3% negli ultimi quattro anni e le previsioni stimano una contrazione dello 0,5 % per quest'anno.
Le cause sono un blocco della domanda interna dovuta ad una crescita dell'inflazione di oltre il 7%. Il paese inoltre sta affrontando un periodo di siccità che incide sull'agricoltura ma anche sulla produzione di energia idroelettrica. Tre quarti della produzione energetica del paese è affidata alle dighe, dunque per evitare black out, il governo ha aumentato il prezzo della corrente elettrica in modo da disincentivarne l'utilizzo. Arthur Carvalho, responsabile alla Morgan Stanley, sottolinea come la Banca Centrale non sia intenzionata ad abbassare i tassi di interesse dato che l'inflazione viaggia già a percentuali molto elevate.
Ciò fa aumentare gli interessi sul credito e diminuire ulteriormente la domanda interna.
Anche dal lato delle esportazioni la situazione non è delle migliori. I cinque paesi - Cina, USA, Argentina, Paesi Bassi e Germania - che in passato acquistavano buona parte delle merci brasiliane, oggi hanno calato la loro richiesta.
Per compensare la domanda, gli investimenti sono stati sempre una buona alternativa nell'economia del paese negli ultimi anni. Nel 2015 anche questi ultimi saranno inferiori alle aspettative. I grossi investimenti provenienti da Petrobras sono stati congelati a causa delle accuse di corruzioni rivolte ad alcuni dirigenti del gigante petrolifero.
Anche la situazione del debito pubblico (66%, il più alto tra i Brics) non indica un andamento positivo. Da 100 a 250 miliardi di dollari in 5 anni per il debito in valuta estera e da 210 miliardi a 655 miliardi di Reis per il debito in valuta locale. In uno scenario di recessione dell'economia mondiale, tali difficoltà non saranno facili da superare.