Questa volta è la Corte dei Conti che segnala anomalie nel sistema fiscale italiano. Infatti la Corte ha denunciato l’anomalo aumento delle tasse locali che di fatto sono aumentate del 22% in soli tre anni. Il rapporto tra quello che diamo allo Stato e quello che versiamo ai comuni si è squilibrato in maniera abnorme.

Ma che cosa è la Corte dei Conti?

Ogni giorno si sentono riferimenti a sentenze della Corte di Cassazione che accetta un ricorso contro un’imposta chiesta ad un cittadino che non andava pagata. La Corte di Cassazione è l’ultimo tribunale a cui si appella un condannato, condannato nei primi due gradi di giudizio.

Poi ci sono le tremende sentenze della Corte Costituzionale che producono terremoti finanziari e normativi stabilendo se una norma è consentita o meno dalla nostra Costituzione. E adesso ecco la Corte dei Conti, organismo che stabilisce e giudica i conti pubblici. Questa Corte è anche consulente dello Stato in materia economica finanziari. Da ciò derive che questo organismo può trattare ed a ragione argomenti che riguardano le tasse locali. La Corte dei Conti in una sua recente analisi ha sottolineato come lo Stato ha tagliato 8 miliardi di finanziamento agli enti locali. Questi per recuperare le somme tagliategli dal Governo ha di fatto aumentato il prelievo fiscale sui cittadini.

Paghiamo sempre noi?

Purtroppo si, a pagare è sempre il cittadino. Il sistema di tassazione italiano è centralizzato al massimo. Le tasse vengono pagate dagli italiani e finiscono nelle casse dello Stato che poi le distribuisce agli enti locali come Regioni, Comuni e Province. Le ultime Finanziarie hanno tagliato, e di molto i contributi che lo Stato erogava agli enti locali.

I sindaci dei comuni hanno quindi approfittato dell’unico modo che avevano per recuperare parte dei tagli subiti, aumentando le tasse di loro competenza al massimo consentito dalla normativa del Governo. Per esempio se la tassazione Irpef di un italiano è del 23 %, significa che lo Stato toglie al cittadino il 23% di quanto guadagnato in un anno.

Il Comune può scegliere di aggiungere al 23% un altro 1% come addizionale comunale all’Irpef e lo stesso può fare la Regione, con aliquote maggiori.

Ma come spendono i nostri soldi?

Purtroppo l’aumento delle tasse non è coinciso con un miglioramento delle condizioni di strade, lavoro e così via. In altri termini nessuno sa per cosa paghiamo le tasse e dove finiscono i nostri soldi. Il motivo che il nostro Stato non è federalista, le tasse vengono spedite a Roma ed è poi da qui che si sceglie come distribuirle. Le misure austere che il Governo centrale adotta da qualche anno contro gli enti locali ha costretto loro a questi aumenti di IMU, Tasi, addizionali e così via solo per equilibrare il bilancio dalle perdite dovute ai tagli.

Nessun beneficio quindi per i cittadini. Ci fosse stato un sistema inverso, dove le tasse erano pagate agli enti locali che poi cedevano il maggior gettito allo Stato sarebbe stato diverso. Il cittadino così avrebbe saputo quanti soldi ha dato al comune e come il comune ha speso questi soldi, ma questo è il federalismo come concepito dalla Lega, in Italia non è adottato ed anzi se ne parla sempre di meno, quasi fosse stato cestinato.