Nel 2014 l'Italia, insieme a Cipro, ha registrato il maggior calo dei consumi procapite, misurati in Standard di potere d'acquisto (Spp), tra i Paesi Ue.A renderlo noto è l’Eurostat, l’Istituto di Statistica Europea, che ha rilevato un calo su base unitaria dal 103% del 2012 al 98% dello scorso anno. Lievemente peggiore rispetto al dato italiano c’è solo quello riscontrato da Cipro. Consumi stabili o in crescita nel resto dei Paesi europei, dalla Romania all’Estonia fino al ricco Lussemburgo, che svetta nella classifica con un indice di consumo del 50% superiore al nostro.
Neanche lo shopping on line riesce a fare da volano ai nostri acquisti: solo il 26% degli italiani fa acquisti su Internet, contro una media Ue di più del doppio (53%). Dietro solo Romania, Bulgaria e Cipro.Ma le brutte notizie non finiscono qui. Nel secondo trimestre dell'anno l'Italia ha registrato la percentuale più alta in Europa di persone che dalla disoccupazione sono passate alla condizione di inattivi, ossia che non lavorano e non sono in cerca di un’occupazione. Secondo i dati registrati da Eurostat, sul totale dei disoccupati italiani nel primo trimestre, il 35,7% è diventato inattivo, cioè disoccupato che ha perso la speranza di lavorare. Nell'Unione Europea, invece, del totale dei disoccupati nel primo trimestre dell'anno solo il 16,8% è diventato inattivo.
Ottimismo da parte del Governo e dell'Istat
Numerisconfortanti, che ci colgono di sorpresa, dopo gli enunciati di ottimismo governativo, supportato da dati di ripresa e crescita forniti dall’Istituto di Statistica nostrano. “Che stia finendo la dittatura dello zero virgolanon è un successo per il governo, è un traguardo per l'Italia.
Siamo tornati, finalmente", ha scritto il Presidente del Consiglio nella sua pagina Facebook.
Secondo l’Istat, dopo essere rimasto pressoché stabile nel 2014, il Prodotto Interno Lordo italiano nel 2015 aumenterà dello 0,9% in termini reali. L'occupazione, secondo la stessa fonte, dopo i primi seppur timidi segnali di crescita dichiarati per il 2014, aumenterà nel 2015 dello 0,6%, accompagnata da una riduzione del tasso di disoccupazione.
Sarà forse perché una parte andrà ad aumentare la folta schiera di coloro che hanno perso la fiducia, gli inattivi appunto?
Tutti ci ricordiamo la figuraccia del Ministro del Lavoro, che dopo aver divulgato dati di forte ripresa dell’occupazione durante il periodo estivo, a settembre ha dovuto porgere le scuse per essersi “sbagliato”, esagerando i dati.Si sa, l’economia risente del livello di fiducia dei consumatori e del clima di ottimismo, ma avere una fotografia attendibile dello stato di salute del Paese può tutelarci da crisi inaspettate e fornirci un’idea più veritiera delle difficoltà che viviamo.