Dal 1° gennaio 2016 è entrata a pieno regine la Bank Recovery and Resolution Directive, BRRD, in materia di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento. I decreti legislativi di attuazione della direttiva, che disciplina la materia a livello comunitario, hanno introdotto numerose novità, sulla base di una notevolmente limitata possibilità di salvataggi pubblici. Ciò, per ridurre il rischio che vengano utilizzate risorse dei contribuenti per salvataggi di singole istituzioni bancarie.

Le principali novità della BRRD

Tra le principali novità, l’introduzione del cd. bail-in, in base al quale le risorse per il salvataggio di una banca in difficoltà vanno trovate tra gli azionisti e poi tra i creditori della banca. Un meccanismo di “salvataggio dall’interno”, chi si contrappone, infatti, al bail-out, o “salvataggio dall’esterno”. Non sarà più lo Stato, dunque, ad accollarsi le perdite degli istituti creditizi, ma in primis azionisti e obbligazionisti e in ultimo i clienti, ma solo i più “facoltosi”, quelli cioè che abbiano giacenze superiori a 100.000 euro e solo per la parte eccedente.

Il nuovo fondo Atlante

Con un’ulteriore accelerazione, data la necessaria messa in sicurezza del sistema bancario italiano, è, poi, nato il fondo che investirà negli aumenti di capitale richiesti dalla Bcee che rileverà anche una quota non marginale dei crediti in sofferenza.

Si chiama Atlante il fondo che sopporterà sulle proprie spalle il peso della ricapitalizzazione delle banche in difficoltà, così come il titano della mitologia greca condannato a sopportare il peso del mondo. Il fondo è utile, come sottolinea lo stesso premier Matteo Renzi: “In Italia esiste un mercato attivo e responsabile che sta affrontando i problemi con risorse proprie, senza chiedere soldi pubblici”.

A gestire il fondo è Quaestio sgr, società presieduta da Alessandro Penati e controllata dalla lussemburghese Quaestio Holding SA, tra i cui azionisti figurano Fondazione Cariplo (37,65%), Locke srl (22%, è la società di Penati), Cassa Italiana di Previdenza ed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti (18%), Direzione Generale Opere Don Bosco (15.60%) e Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì (6.75%).

Obiettivi da raggiungere e primi interventi

L'obiettivo è «assicurare il successo degli aumenti di capitale richiesti dall'Autorità di Vigilanza a banche che oggi si trovano a fronteggiare oggettive difficoltà di mercato, agendo da back stop facility». Il secondo obiettivo sono le sofferenze. Atlante «concentrerà i propri investimenti sulla tranche junior di veicoli di cartolarizzazione, potendo far leva su quelle a maggior seniority per le quali c'è un manifesto interesse da parte degli investitori».

Il Fondo Atlante punta a una dotazione da 5 miliardi di euro e potrebbe già intervenire nell’operazione di aumento di capitale e quotazione della Banca Popolare di Vicenza, dando così una mano a Unicredit che si trova – non senza problemi – a garantire in solitaria la ricapitalizzazione da 1,8 miliardi.