Simm e Napul paisà è il titolo che qualche mese fa si leggeva sui giornali per indicare lo scandalo dei compiti dell'esame da avvocato copiati a Napoli da alcuni siti internet. A scoprire l’illecito i rigorosi commissari impegnati su un caso che forse ha contribuito a smuovere le acque.

Niente più codici commentati

Forse proprio sotto la spinta di situazioni come queste, arriva una già vociferata notizia. A partire dal 2017, infatti, all’esame di avvocato non sarà più possibile portare i codici commentati. Questa la rilevante novità del decreto del Ministero della Giustizia del 25 febbraio 2016, n.48.

L’intento, dicono, sarebbe quello di cambiare l’approccio del praticante alle tracce. Non più una spasmodica ricerca dell’ultima sentenza delle Sezioni Unite, ma un ragionamento logico per giungere alla soluzione. Già, perché negli ultimi anni si sono susseguiti una serie di corsi di preparazione all’esame di abilitazione che più che corsi di formazione erano vere e proprie cabale alla ricerca dell’ultima pronuncia degli Ermellini che sarebbe divenuta traccia d’esame.

Com’era prima e come saràadesso

Facciamo un passo indietro. Quando furono introdotti i codici commentati, la ratio era quella di evitare che l’avvocato fosse un computer con memorizzati leggi e orientamenti giurisprudenziali, ma piuttosto che fosse un professionista in grado di districarsi tra norme, dottrina e giurisprudenza.

Ciò che l’esame dovrebbe far risaltare, infatti, è proprio la capacità di ragionamento del candidato nel partire da un caso e arrivare ad una logica soluzione, pur supportata da norme e sentenze. Ma, come sempre avviene, l’uso e l’abuso di questo strumento ha dato pessimi risultati. Gli elaborati, perciò, risultavano uno scadente copia e incolla di sentenze e articoli senza alcuna logica.

Tutto cambiaperchè nulla cambi

Ritornare ai codici non commentati, quindi, è sembrata l’unica soluzione per evitare tale uso distorto e mettere in luce le effettive capacità dei candidati. Ovviamente anche le commissioni si adegueranno, scegliendo casi pratici risolvibili con l’ausilio del solo codice edevitando tracce eccessivamente complesse.

Per fare dei buoni elaborati basterà una buona preparazione sui principi generali ed esercitarsi alla redazione di pareri; l’approfondimento giurisprudenziale sarà necessario solo per perfezionarsi ed aggiornarsi. In linea teorica dovrebbe funzionare così, perché i tanti praticanti che hanno già sostenuto l’esame sanno che solo lo studio o la redazione di pareri non è sufficiente senza una buona e abbondante dose di fortuna nella correzione, ma questa è un’altra storia.