Il 2015 annus horribilis per i flussi migratori. Così è stato definito dal “Rapporto caritas 2016 su povertà ed esclusione sociale in Italia e alle porte dell’Europa”, presentato il 17 ottobre 2016 in occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà. Le ragioni sono da ricercare sia nell’anomalo numero di rifugiati, sfollati e morti registrati nelle nuove rotte della speranza, ma anche - si legge nel rapporto Caritas - nella 'incredibile debolezza ed egoismo che molti Paesi hanno dimostrato nell’affrontare quella che, innanzitutto, si è rivelata una emergenza umanitaria'.
L'analisi condotta da Caritas non si limita ad analizzare le condizioni di povertà in Italia, ma va oltre i confini nazionali, soffermandosi soprattutto sulle emergenze dei popoli a sud del Mediterraneo, che cercano salvezza nell'Europa, fuggendo da guerre e persecuzioni di varia natura.
Secondo l'analisi, le persone costrette a lasciare le proprie case per cercare protezione in altri Paesi non ha precedenti e arriva a superare 65 milioni. In Europa i profughi giunti via mare nel 2015 sono quattro volte di più rispetto al 2014, con conseguente aumento delle vittime del mare. La risposta dell'UE però è 'frammentata, disunita e per molti aspetti inadeguata'.
Povertà inversamente proporzionale all'età
L'Italia vive una realtà drammatica che vede l'aumento esponenziale della povertà tra i residenti (italiani e stranieri), a dispetto dei messaggi ottimistici lanciati dal Governo.
Un primo dato che colpisce è la proporzione inversa tra povertà ed età media. Infatti i più poveri risultano essere i più giovani.
Nella fascia di età compresa tra 18 e 34 anni, gli individui che versano in povertà assoluta sono il 10,2%, seguiti dalla fascia 35-44 (8,1%), quindi 45-54 (7,5%), 55-64 (5,1%), e infine 65 e oltre (4%). Pesa su questi dati la difficoltà ad accedere nel mondo nel lavoro e a trovare un nuovo impiego in caso di perdita occupazionale.
Secondo i dati ISTAT sono 1 milione 582 mila le famigliepovere, per un totale di quasi 4,6 milioni di individui (nel 2007 erano 1,8 milioni), il 7,6% del totale. E' il dato peggiore dal 2005 ad oggi e sono persone che vivono nella forma più grave di indigenza, non riescono a procurarsi i beni e servizi necessari per una vita dignitosa.
Al sud 2 richiedenti aiuto su 3 sono italiani
Il rapporto Caritas ha raccolto anche ai dati raccolti nel 2015 dai Centri per l'ascolto a livello nazionale. A rivolgersi alla Caritas sono stati principalmente gli stranieri (57,2% dei casi), mentre gli italiani rappresentano il 42,2% dei richiedenti. Osservando i dati divisi per aree geografiche, nel sud la situazione è ribaltata rispetto al centro e al nord dello stivale.
Al nord e al centro, infatti, su 3 richiedenti, 2 sono stranieri e 1 è italiano; al sud è l'opposto. Risulta, infatti, che al nord i richiedenti sono italiani per il 34,8% e stranieri per il 64,5 %; al centro le percentuali sono rispettivamente del 36,2% e 63,2 %. Nel Mezzogiorno invece, il 66,6% dei richiedenti è italiano, il 33,1% è straniero.
Va precisato però che i dati si riferiscono ai soli richiedenti. Inoltre il dato è condizionato anche dalla maggiore o minore presenza di immigrati nelle varie regioni d'Italia.
Rifugiati e richiedenti asilo
Fenomeno diverso dall'immigrazione ordinaria è quello di rifugiati e richiedenti asilo, in cui si registrano situazioni gravissime, non solo di natura economica e lavorativa, ma anche di tipo abitativo e istruttivo. I richiedenti asilo nel 2015 erano circa 10 mila; nel 2015 sono state 83.970.