Nelle ultime ore ha destato clamore la multa che la Ue ha comminato a Google. Il colosso di Mountain View dovrà pagare una sanzione da 2,4 miliardi di euro. Una cifra record, che testimonia la ferrea volontà da parte della Commissione Europea di "far cambiare le cose". Come detto, mai prima d'oggi il conto da pagare era stato così salato. A detenere il non invidiabile record era la Intel, che quasi 10 anni fa (2009 ndr) subì una multa da 1,06 miliardi.

La storia di Intel insegna che si sopravvive, così come sopravviverà Google. Le cose, però, in ambito mobile e desktop, potrebbero non essere più come prima.

Il perché della multa

La Commissione Ue ha scelto la linea dura, e salata, nei confronti di Google, sanzionando Alphabet, divenuta nei mesi scorsi la "madre" del motore di ricerca più famoso e utilizzato al mondo, per una cifra stratosferica: 2,42 miliardi di euro. Perché? A finire nel mirino della Unione Europea l'abuso della propria posizione dominante, al fine di favorire i propri servizi nelle ricerche degli utenti, facendole balzare in alto, trovando dunque un vantaggio considerevole rispetto agli avversari.

Nello specifico, il servizio finito sotto accusa nello specifico è Google Shopping.

Se ad esempio proviamo a fare una ricerca con la parola chiave "samsung galaxy s8", ovvero il nuovo top di gamma della casa sud-coreana, come primo risultato abbiamo la vetrina di Google Shopping. Affianco compare l'etichetta "Sponsorizzati". Se si legge la nota informativa, si apprende che "Google potrebbe ricevere compensi da alcuni di questi fornitori". Quest'ultimi, infatti, per ottenere la "vetrina" di Google in cambio garantiscono una percentuale al motore di ricerca in caso di acquisto del prodotto da parte del cliente, che cercando la query "samsung galaxy s8", sono "entrati" nel negozio di Google attraverso uno dei "fornitori" sponsorizzati dal motore di ricerca stesso, completando poi l'acquisto.

Da parte sua, Google attraverso un comunicato ha commentato la vicenda che la vede protagonista in Europa affermando di essere "rispettosamente in disaccordo" con la decisione presa dalla Ue di multarla, annunciando la possibilità di presentare ricorso. Intanto, ci si interroga sul futuro di altri servizi made in Google, come ad esempio le Mappe e i Viaggi. Ad oggi nulla è trapelato in merito, ma se nel mirino della Ue è finito Google Shopping, lo stesso potrebbe accadere in un futuro non lontano quantomeno per Google Maps.