Trecento mila ettari convertiti a coltura biologica, quasi due milioni di metri quadri coltivati con metodi Bio, un icremento del 20%: sono questi i numeri dell'agricoltura biologica in Italia.
Maurizio Martina, ministro dell'agricoltura, si dimostra soddisfatto dei risultati e afferma che ci troviamo "sulla strada giusta". L'agricoltura biologica italiana è tra le più sostenibili d'Europa, oltre ad aver avuto ricadute non solo sulla salute e la bontà dei prodotti, anche sull'occupazione: i lavoratori impiegati sono aumentati nel 2016 del 20,3%.
I finanziamenti per il sostegno all'agricoltura bio sono arrivati dall'Unione Europea che ha stanziato 1,5 miliardi per le Regioni fino al 2020 e dallo Stato, che ha introdotto le mense biologiche, oltre ad aver rafforzato i controlli per prodotti certificati con sempre maggior certezza.
Le regioni più bio d'Italia sono la Sicilia, la Puglia e la Calabria mentre i prodotti che hanno subito un maggior incremento nella svolta biologica sono gli ortaggi, i cereali , la vite e l'olivo.
L'Italia si trova in testa in Europa per numero di prodotti di origine controllata, per le basse percentuali di prodotti alimentari con residui chimici, senza contare che ha vietato la coltivazione di ogm. In questo quadro il made in Italy nel mondo diventa ancora più sinonimo di qualità.
60 mila aziende agricole biologiche collocano l'Italia tra i primi Paesi produttori al mondo.
La domanda di prodotti biologici e di alta qualità meglio se made in Italy sta crescendo enormemente in tutto il mondo, così tanto che, nonostante la crescita di produzione italiana, rischiamo di non essere in grado di soddisfarla.
per questo motivo Paolo Carnemolla, presidente della FederBio sollecita il Governo all'approvazione di un piano strategico di settore nazionale, per possa rendere il settore agricolo italiano competitivo e redditizio e che possa garantire l'efficacia del sistema di controllo e certificazioni.
La misura risulta tanto più urgente quanto più anche gli altri Stati europei si sono resi conto della perdita di competitività dell'agricoltura tradizionale e decidono perciò di investire nel biologico: la Francia ad esempio sposterà il 4,2% dei fondi per aiuti diretti all'agricoltura a programmi di sviluppo rurale per sostenere le aziende biologiche, oltre a quelle che si trovano in zone dissestate e a soddisfare le richieste di assicurazioni sul raccolto.
I cambiamenti climatici, infatti, hanno stanno provocando danni ingenti all'agricoltura e la produttività è calata drasticamente: solo sulla produzione del grano è stato calcolato che lo stress termico può far diminuire la resa del 40%. Siccità ed alluvioni che provocano un logico aumento di richiesta di assicurazioni sul raccolto da parte degli agricoltori.