La riforma dell'Inps, basata sul progressivo allungamento dell'età pensionabile e sulla completa adozione del sistema contributivo, comporta una revisione delle priorità d'investimento. In pratica, ormai tutti sanno che chi andrà in pensione tra dieci anni si vedrà corrispondere un importo pari a circa due terzi dell'ultimo stipendio. Come parare il colpo? In primo luogo appare necessario quantificare e qualificare l'obiettivo d'investimento, in funzione di diversi parametri individuali:

  • Età;
  • Anzianità contributiva;
  • Capitale (o risparmio annuo) disponibile;
  • Propensione al rischio;
  • Rendita desiderata.

In linea di massima tanto più si è distanti dalla pensione e tanto più elevato è il capitale disponibile, tanto più ci si può orientare verso prodotti ad elevato rischio e rendimento.

La rendita desiderata/necessaria da pianificare deriverà poi dalla soggettiva propensione al rischio. Un portafoglio da consolidare a pochi anni di distanza dalla pensione potrà essere anche adatto ad un investimento garantito. L'inpignorabilità e l'insequestrabilità delle polizze purchè orientate alla previdenza possono risultare criteri di scelta.

Strumenti a confronto

Per semplificare si ipotizza un investimento unico a quindici anni o quindici versamenti annui di pari importo, rivolgendoci a questa serie di strumenti:

titoli di Stato; Il ritorno complessivo attuale di un Btp con scadenza 15 anni, considerando solo l'accumulo fino a scadenza di tutti i flussi cedolari è molto vicino al 2% annuo, al netto della ritenuta del 12,5%.

In questo caso (a meno della remota ipotesi di un default) si tratta di un ritorno certo, che permette un incremento del capitale del 32% dopo 15 anni;

buoni Postali: sulla stessa durata e con lo stesso trattamento fiscale, i BFP hanno un ritorno complessivo certo dell'1,3% netto, che corrisponde ad una crescita del capitale del 22%.

A differenza dei Btp non presentano oneri di sottoscrizione o di custodia. La differenza con i titoli di stato è dovuta ad un rating implicito migliore di quello del Tesoro, in quanto i buoni postali sono emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti e in più garantiti dallo Stato, non sono quotati e non risentono degli andamenti del mercato in caso di vendita anticipata, oltre a presentare una base di sottoscrittori costituita da piccoli risparmiatori molto più fidelizzata ed in ogni caso tutelata.

polizze vita rivalutabili: trattandosi di prodotti assicurativi, offrono la garanzia del rimborso del capitale, ma non la certezza del rendimento; i capitali assicurati sono investiti e capitalizzati in una gestione separata dalla compagnia, con limiti alla composizione del portafoglio solitamente flessibili e che possono includere quote significative nell'investimento azionario o immobiliare. I rendimenti ottenuti nel tempo, normalmente superiori ai titoli di stato, non costituiscono una base per valutazioni future. È contemplata la possibilità di riscatto anticipato oneroso. Oltre al caricamento, ovvero ai costi iniziali, la compagnia trattiene una quota del rendimento realizzato dalla gestione.

Di norma a fronte di un ipotetico rendimento lordo del 4% , considerando il tasso trattenuto e spalmando il caricamento su 15 anni, si ottiene il 2,2% Viene inoltre applicata un aliquota sulla differenza tra proventi annui e capitale iniziale, nella misura del 12,5% sulla quota investita in titoli di stato e del 26% su altri titoli. Approssimando un'aliquota media del 15% si arriva quindi al 2%. Agli attuali livelli dei tassi la convenienza finanziaria delle polizze si raggiunge ipotizzando un rendimento medio lordo, su 15 anni, superiore al 4%.

fondi pensione aperti o chiusi: l'adesione individuale o collettiva è libera nel primo caso e subordinata all'appartenenza ad una determinata categoria professionale nel secondo.

Si tratta di strumenti emessi da operatori finanziari o di soggetti giuridici autonomi che operano per i lavoratori dipendenti in regime di contribuzione definita. Le prestazioni del fondo derivano cioè dai contributi versati e dai rendimenti ottenuti dalla gestione. Il patrimonio separato del fondo, dedotti gli oneri di gestione, viene valorizzato dalle performance ottenute nel tempo attraverso la ripartizione in quote. Il grande vantaggio del fondo pensione consiste nella deducibilità del premio versato fino ad un limite annuo di 5.164,57 euro, che determina un risparmio fiscale pari all'aliquota marginale IRPEF di competenza applicata ai contributi volontari e datoriali versati. Le gestioni dei fondi sono divise in linee d'investimento caratterizzate da livelli differenziati di rischio/rendimento ed una linea a capitale garantito.

Alla finalità previdenziale corrisponde una minor flessibilità dell'investimento nel fondo, dato che il riscatto delle quote versate è ammissibile solo per determinate motivazioni personali (es: cure mediche) o legate all'abitazione di proprietà.

piani individuali pensionistici: sono prodotti assicurativi individuali, che spesso non richiedono il versamento del TFR, investiti sui mercati finanziari, collegati ad una polizza rivalutabile o a polizze di tipo unit linked nelle quali la rivalutazione è determinata dall'andamento del valore delle quote di uno o più fondi interni detenuti dall'assicurazione, oppure da quello di specifici fondi comuni d'investimento o anche da indici di mercato, o ancora da formule miste tra le precedenti.

I Pip sono soggetti alla stessa normativa fiscale e previdenziale dei fondi pensione.

I costi di gestione

Per avere un'idea di quanto i costi complessivi della forma di previdenza complementare incidano annualmente sulla singola posizione contributiva la COVIP ha elaborato un Indicatore Sintetico dei Costi al lordo della tassazione per categoria di prodotto (fondi aperti, fondi chiusi e piani individuali) relativo a differenti orizzonti temporali d'investimento, ovvero a 2,5,10 e 35 anni, L'incidenza dei costi si riduce logicamente all'allungamento del periodo ed i fondi chiusi sono più economici, con una media ISC del settore pari allo 0,4% annuo su 10 anni, rispetto ai fondi aperti (media ISC a 10 anni 0,7%) ed ai piani individuali (media ISC a 10 anni 1,2%), con rilevanti differenze tra i vari prodotti dello stesso settore.

In estrema sintesi la scelta di un titolo di stato o di un buono fruttifero postale premia la certezza del rendimento, mentre un investimento più aggressivo (o conservativo per ragioni non finanziarie) può dirigersi sui prodotti assicurativi. Il vantaggio fiscale, in particolare per versamenti ricorrenti, e la moderazione dei costi di gestione indicano il fondo negoziale, nelle condizioni in cui sia possibile, come la scelta più efficiente.