black friday sinonimo di consumismo delirante e ore di coda sul marciapiede.

Black Friday: rito collettivo, cui partecipare, da sorbire passivamente, o che possiamo benissimo ignorare se non abbiamo bisogno di comprare nulla? Nei Paesi ricchi il consumo consiste in persone che spendono soldi che non hanno, per comprare beni che non vogliono, per impressionare persone che non amano. (Will Rogers). Al di là della probabilità statistica relativa all'importo degli sconti, un fatto rimane indiscutibile.

Lo shopping da un'attività ricreazionale per distrarsi dal lavoro quotidiano, negli ultimi anni ha quindi subito una mutazione culturale diventando quindi shopping «obbligato» se associato allo sconto del 40%, del 60%, o dell’80%.

Molti economisti (non solo italiani) associano infatti la parola sconto al concetto che 'non importa quanto serve qualcosa ma quanto forte è lo sconto'. La merce scontata acquista quindi una qualità in più che la rende appetibile più di quanto in realtà essa è. Si acquista non per soddisfare un reale bisogno ma per investire su un cartellino dimezzato attaccato ad un prodotto che il più delle volte inconsapevolmente sarà languidamente abbandonato in qualche remoto angolo della casa.

Difendere il valore del risparmio: come si può?

Tutto ciò in barba alla cultura giapponese che insegna come risparmiare soldi: tra i consiglio più in voga c’è anche quello di uscire con denaro contato, costruire un bilancio personale che tenga traccia delle entrate e delle spese ogniqualvolta si apre il portafogli.

Dunque si valorizzano i piccoli gesti di rinuncia quotidiana al superfluo per raggiungere un obiettivo ambizioso: aprire una nuova attività, acquistare casa ecc. Che senso ha impegnarsi con un nuovo iPhone se poi non si riesce nemmeno a realizzare, realisticamente parlando, il proprio sogno nel cassetto? Il credito va quindi orientato al consolidamento verso una maggiore propensione a consumare, ma senza rinunciare a risparmiare quando il buon senso suggerisce di farlo in un ottica di un futuro e più proficuo investimento.

Ecco dunque che la sindrome del consumismo dilagante trova un limite nella cosiddetta questione di prospettiva: mettere ordine, stabilendo gerarchie tra noi e l’intera realtà.. Siamo sempre alla ricerca di qualcosa di straordinario, ma conquistarlo non significa certo che sia essenziale per noi. La vera conquista è ponderare bene le proprie scelte, guardare le cose da diverse angolazioni e scegliere una direzione.

Canalizzare la ‘propensione al consumo e al risparmio‘ verso ciò che rappresenta il nostro punto di arrivo. Verso ciò che ci consente di realizzare noi stessi e il nostro futuro. Ieri è stata Giornata mondiale dei poveri. Una grande occasione per dare un segnale di cambiamento: superando il divario che esiste fra ricchi e poveri nell’accesso alle conoscenze e alla tecnologia. Una grande occasione per dimostrare che (forse) si può vivere bene anche senza Black Friday, rinunciando alla prospettiva consumistica per orientare il credito verso orizzonti migliori.