Il prezzo di Bitcoin ha avuto un andamento misto nella prima settimana dell'anno nuovo: ad esempio lunedì 8 gennaio 2018 il prezzo di BTC era sceso del 19% rispetto ai massimi del fine settimana, a quanto pare sull'onda delle notizie riguardanti gli intenti delle autorità di regolamentazione della Corea del Sud. Dunque la notizia che anche Facebook guarda con molto interesse a Bitcoin, criptovalute e blockchain non ha avuto molto impatto, forse perchè ormai le notizie riguardanti regolamentazioni e tasse su Bitcoin e cryptocurrencies in genere sono all'ordine del giorno: facciamo una breve sintesi di quanto sta accadendo in Estremo Oriente, probabilmente la zona dove l'uso delle criptomonete e la speculazione che ne deriva sono al massimo mondiale.
Bitcoin: la Corea del Sud alza la regolamentazione
Una dichiarazione congiunta della Commissione per i servizi finanziari (Financial Services Commission - FSC) e del Financial Supervisory Service (FSS) di Seul ha annunciato che le autorità sudcoreane stanno indagando su sei banche. Il presidente dell'FSC, Choi Jong-ku, ha dichiarato in una conferenza stampa che non si sospetta alcun illecito e che l'ispezione mira semplicemente a chiarire se le banche rispettino le norme antiriciclaggio e utilizzino nomi reali per i conti.
Questo perchè il mese scorso i regolamenti sono stati resi più severi e sono stati vietati i conti anonimi in criptomonete. "Bitcoin e le cryptocurrencies in genere non sono strumenti attualmente in grado di funzionare come mezzo di pagamento, vengono utilizzata per scopi illegali come riciclaggio di denaro, truffe e operazioni fraudolente degli investitori", ha dichiarato Choi.
Tutte le banche in questione forniscono conti in valuta virtuale ai clienti che gestiscono e scambiano cripto-curcurrencies.
La nuova legislazione sudcoreana consente inoltre alle autorità di Seul di chiudere gli exchange, anche se nessuno è stato ancora chiuso. Questo è potenzialmente molto grave, così come la notizia notturna che la Corea del Sud "approfondirà la cooperazione con le agenzie cinesi e giapponesi per frenare le transazioni speculative".
Se questa tendenza repressiva si diffondesse anche in Giappone, il volume di scambi di Bitcoin subirà probabilmente un grosso colpo, ma non c' è nessun indizio per ora che il Paese del Sol Levante seguirà l'esempio del dirimpettaio coreano. In effetti, il Giappone sembra andare nella direzione opposta: Bitcoin è stato reso a corso legale e molti scambi sono ufficialmente riconosciuti.