Ospite della Giornata dell'ottimismo, organizzata dal quotidiano 'Il Foglio', Il Ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ha espresso le sue opinioni e valutazioni a proposito della manovra finanziaria, soffermandosi in particolare sui problemi interni e sugli scenari futuri dell'Unione Europea. Intervistato da Claudio Cerasa, egli ha ammesso: "E' chiaro che si poteva puntare ad un livello di deficit/PIL più basso, questo lo avrei preferito da ministro, attenzione, e non da economista.

L'obiettivo rimane contrastare il rallentamento dell'economia. E quindi da economista avrei optato per il 2,4/2,5%".

Il professore ordinario di Economia Politica all'Università di Roma Tor Vergata ha spiegato: "Si tratta adesso di capire perché lo spread è alto. Adesso io non credo che questo dipenda dalla manovra economica che prevede un deficit più alto del previsto, ma deriva da un'incertezza politica, che non si riesce a fugare, perché non ci sono fondamentali dell'economia che la giustificano. Non c'è una manovra di rottura dei conti pubblici che la giustificano. E' chiaro che pesa sempre un problema: ma il governo dove vuole arrivare.

La paura è semmai legata al fatto che i governo possa rompere con l’Europa. Questa credo che sia l'incertezza. Per il reddito di cittadinanza è stata stanziata una cifra al di sotto degli 80 euro di Renzi. Non ci sono questioni che mettono in discussione i conti pubblici di per sé. C'è un'incertezza politica su dove intende andare il Paese".

Tria: 'Ciò che sta succedendo in Europa non è colpa dell'Italia'

Nel corso dell'intervista, il Ministro dell'Economia e delle Finanze, ha inoltre aggiunto: "Io mi ricordo che una volta sul Foglio scrissi rispetto alle regole fiscali europee: io mi sento molto europeo. Se c'è un treno in corsa, sarei molto contento di far scendere il pilota nazionale e di far salire il pilota europeo.

Ma sarei meno d'accordo se facessi scendere il pilota nazionale, facendo salire quello automatico. Alla prima svolta rischierei di andare a sbattere. Questo non è per mettere in discussione l'esistenza delle regole europee. Ma il vero problema dell'Europa è questo: la Commissione europea non ha un potere discrezionale e quello che sta succedendo in Europa non è colpa dell'Italia. C'è un processo oggettivo non dico di disgregazione, ma di non tenuta. Proprio perché, l'Europa sta perdendo di vista le ragioni dello stare insieme".

L'esponente del Comitato economico della Fondazione Craxi ha concluso, sostenendo la necessità inequivocabile che, nell'epoca della globalizzazione, l'Europa superi i problemi interni di cui è afflitta ormai da decenni.

Egli difatti ha affermato: "E' da più di vent'anni che ci preoccupiamo di costruire e perfezionare l'architettura interna dell'Europa e non ci accorgiamo di quello che accade intorno a noi. Non ci accorgiamo della competizione tecnologica tra Cina e Stati Uniti. E l'Europa non c'è perché sta ancora discutendo delle proprie regole interne".