Per la serie BlastingTalks, intervistiamo Massimo Pallottini, direttore generale del Centro Agroalimentare Roma. La società rappresenta una delle più importanti strutture europee per la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli e ittici.
BlastingTalks è una serie di interviste esclusive con business e opinion leader nazionali e internazionali per capire come la pandemia di coronavirus abbia accelerato il processo di digitalizzazione e come le aziende stiano rispondendo a questi cambiamenti epocali.
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Partiamo dalla vostra missione, che consiste nel rappresentare un punto di riferimento per tutti gli attori del settore agroalimentare che necessitano di logistica integrata per l’Italia centrale: come si traduce tutto ciò a livello pratico nella vostra attività quotidiana?
Si traduce in una realtà che è diventata la più grande in Italia e una delle più grandi in Europa. Ogni anno contiamo circa 1.300.000 accessi, ci sono 450 aziende che hanno sede al CAR, 4500 persone che ci lavorano ogni giorno. Qui vengono movimentate circa 940.000 tonnellate di ortofrutta ogni anno, circa 80.000 tonnellate di prodotto ittico per un volume d’affari di 2.1 miliardi di euro.
Siamo un grande polo logistico, organizzato, tecnologicamente avanzato e informatizzato, capace di dar consistenza a un reale processo d'integrazione tra produzione, commercio, distribuzione, export, imprese di logistica e di servizi.
Qual è stato l’impatto del Coronavirus e del conseguente lockdown nel vostro settore di attività?
Il settore agroalimentare è stato uno di quelli che ha continuato a funzionare per tutto il lockdown e non poteva essere diversamente. Le tantissime persone impegnate in questa filiera, che parte dalla produzione e arriva alla distribuzione, passando anche per i Mercati all’ingrosso, hanno fatto sacrifici enormi per non far mancare mai il cibo nei negozi, nei mercati e sugli scaffali dei supermercati, pur a fronte delle tante difficoltà legate agli spostamenti e alle perdite economiche che comunque ci sono per forza di cose state.
Si è parlato tanto di aumento di prezzi in quel periodo, ma per quello che abbiamo potuto constatare noi, quindi nell’ambito del commercio all’ingrosso, si trattava di notizie infondate o comunque ingigantite.
In che modo è cambiata la situazione con l’avvio della fase 2 e la successiva graduale ripresa?
Sicuramente la riapertura delle attività nella fase 2 è stata importante perché ha ridato ossigeno a un settore che stava andando avanti ma, come detto, soffrendo molto. Faccio l’esempio del settore ittico: la maggior parte del pesce viene consumato proprio nei ristoranti o negli alberghi, molto meno nelle case. Anche noi, come CAR, abbiamo fatto una campagna speciale durante il lockdown per promuovere il consumo nelle pescherie, ma sicuramente il giro d’affari per il settore si era ridotto di molto e con la fase 2 ha potuto finalmente ripartire.
Entriamo nel campo specifico della sicurezza del lavoro: quali accorgimenti avete dovuto adottare al fine di garantire la continuità aziendale nonostante i rischi dettati da Covid-19?
Fin dalle primissime fasi della pandemia, quando ancora non potevamo immaginare le dimensioni che avrebbe assunto la situazione, abbiamo introdotto nel Mercato l’obbligo di mascherina e guanti, nonché la misurazione obbligatoria della temperatura all’ingresso per chiunque entrasse al CAR. Siamo stati molto rigidi su questo. Nella fase 2, poi, abbiamo anche fatto in modo, a nostre spese, che tutti gli operatori che lavorano nel nostro Mercato si sottoponessero al test sierologico.
Passiamo alla recente presa di posizione del premier, Giuseppe Conte, in merito alla possibilità di investire fino al 35% dei fondi provenienti dal Recovery Fund nel comparto degli investimenti green: rappresentando un importante player del settore agroalimentare e puntando fortemente all’innovazione, quali azioni possono essere incentivate e implementate per favorire la ripresa del comparto?
Ricoprendo anche il ruolo di presidente di Italmercati, la rete dei principali centri agroalimentari italiani, ho accolto positivamente questa affermazione.
Per noi le parole chiave sono digitalizzazione, sostenibilità, sicurezza alimentare, logistica e competitività. Con ricadute per il sistema Italia a partire dalla creazione di valore ed efficienza della filiera, per arrivare a qualità e valorizzazione della produzione e nuova occupazione. Il nostro auspicio è che si riescano a mantenere i Mercati italiani dentro questo processo virtuoso. Italmercati farà la sua parte fino in fondo, garantendo la cantierabilità dei progetti e la sua solerte realizzazione.
Recentemente avete dato risalto alla Prima Giornata internazionale della consapevolezza della perdita e dello spreco alimentare: in qualità di attori primari del comparto, perché ritenete questo tema così importante?
I Mercati all'ingrosso come il CAR sono luoghi in cui ogni anno, in tutta Italia, vengono commercializzati 35 milioni di quintali di prodotto fresco e freschissimo, perciò è importante che vengano considerati quando si parla di contrasto allo spreco e ridistribuzione delle eccedenze.
Come CAR abbiamo messo in piedi diverse attività da questo punto di vista, che stanno dando risultati importanti: soltanto nei mesi di marzo, aprile e maggio del 2020 il CAR ha recuperato e raccolto per mezzo di donazioni oltre 400 tonnellate di frutta, verdura e pesce fresco. Un grande quantitativo che è stato distribuito a oltre 41 mila nuclei familiari grazie al supporto delle realtà sociali della Capitale. Ancora di più, però, si può fare prevedendo interventi che possano permettere la creazione di isole di stoccaggio e di raccolta adeguatamente coibentate al fine di dare vita a una unica logistica centralizzata, così da allungare la shelf life dei prodotti. Sul tema del contrasto agli sprechi la sensibilità è sempre maggiore, ed è quindi bene che si faccia tutto il possibile per ottenere risultati sempre migliori.
Infine, cosa possiamo apprendere da questa pandemia per diventare più resilienti e quali opportunità è possibile cogliere pur in un contesto difficile e imprevedibile come quello attuale?
Purtroppo, continuiamo a vivere con un senso di ansia sociale diffusa, che ci spaventa e preoccupa, però è fondamentale imparare a convivere con questa situazione. Certo, in un mondo come il nostro, quello agroalimentare, il cambiamento che stiamo vivendo va certamente osservato con attenzione. Io, guardando anche quello che succede in Europa, vedo che ci sono due scuole di pensiero: chi dice che ormai la pagina è voltata e indietro non si torna più, e chi invece sostiene che questo cambiamento è sì importante, ma temporaneo.
Secondo me, alcuni cambiamenti saranno per forza di cose irreversibili. Credo sia importante investire le risorse che stanno arrivando e che arriveranno cercando di dare più linfa possibile, perché sono tanti i territori e i settori che devono e possono ripartire. Io penso ovviamente al mondo dei Mercati, che ha avanzato le sue proposte e le sue idee, e ora ha questa occasione storica per fare quel passo in avanti che da anni aspettiamo di fare. Insomma, io faccio parte della categoria degli ottimisti e penso che tutti insieme usciremo da questa situazione così difficile.