Oggi, 15 marzo, si sta votando nei Paesi Bassi per eleggere il nuovo primo ministro e per rinnovare la composizione della Camera del Parlamento. Sono oltre 12 milioni e mezzo gli olandesi chiamati alle urne, aperte fino alle 21, in oltre 100 mila seggi. Tutte le attenzioni sono rivolte su Geert Wilders, leader indiscusso dell'estrema destra.

Contro l'Islam, nel segno di Trump

Il candidato del Partito per la libertà, populista, anti-Islamico e anti-UE, soprannominato il “Trump olandese”, è salito alla ribalta internazionale nel 2008, in seguito alla realizzazione del provocatorio cortometraggio Fitna, che accostava gli attacchi terroristici con le sure (sūra è ognuna delle 114 ripartizioni testuali in cui è diviso il Corano). In queste ore sta dando vita a un acceso testa a testa con Mark Rutte, primo ministro del centro democratico. Nei giorni scorsi, Wilders ha dichiarato che “Maometto era un pedofilo e un signore della guerra. L’Islam è la più grande minaccia per i Paesi Bassi".

Secondo indiscrezioni locali, il partito guidato da Wilders con molta probabilità "si aggiudicherà la maggioranza dei seggi, ma faticherà poi a formare una coalizione disposta a supportare un referendum sulla permanenza del Paese nell'Eurozona".

Accantonato rischio 'Nexit'

Appare quindi scongiurato il rischio Nexit, ovvero l'uscita dall'Unione Europea dei Paesi Bassi. Wilders, infatti, aveva promesso un referendum sull’adesione dei Paesi Bassi all’UE, sulla scia del Brexit dell'anno scorso. Secondo UBS (società universale di servizi finanziari), "nonostante la consistente base elettorale del Partito per la libertà fin dalle Elezioni del 2012, il supporto da parte olandese all'euro e all'Unione Europea è nettamente superiore alla media europea, come ha mostrato l'ultimo Eurobarometro della Commissione.

La quota di popolazione che crede ci sia un futuro migliore fuori dall'UE si sta riducendo ed è inferiore". Inoltre, sempre secondo fonti del colosso svizzero, "una vittoria schiacciante dei populisti nei Paesi Bassi potrebbe far aumentare a dismisura le possibilità dei populisti nelle prossime elezioni francesi e tedesche e generare pressione sull'euro e sulle obbligazioni di Paesi europei, tra i quali Francia e Italia".