Il rapporto annuale dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha emanato il suo verdetto: l'economia in italia, dopo anni di intensa e sconfortante recessione, è in via di guarigione. Il tasso previsto di crescita per il 2017 è dell'1% e dovrebbe rimanere tale anche nel 2018.
Se da un lato sembra finalmente arrivata l'inversione della rotta, dall'altro non si potranno dormire sonni tranquilli perché alcuni dati permangono su livelli inadeguati, a cominciare dal pil pro capite che è lo stesso di vent'anni or sono e si aggira intorno ai 27 mila euro (lo stesso, convertito, che si era registrato nell'anno che aveva preceduto l'adozione della moneta unica), con un calo del 10% dall'inizio della crisi e una percentuale di crescita ancora inferiore alla media europea.
In altre parole, nei primi tre lustri del nuovo millennio, lo scarto con la media UE è passato da un 18% in positivo a un circa 3% in negativo.
Risanare il sistema bancario, abbassare il livello di imposte arretrate
Questi, stando al rapporto dell'OCSE, i due punti fondamentali che hanno reso la ripresa lenta, ostacolando di fatto il potenziale e agognato rilancio economico. Sì, si può parlare di ripresa, ma si tratta per ora di un recupero fioco e la produttività sta ancora attraversando una fase calante: "è imprescindibile investire in maniera molto più consistente nelle infrastrutture e dovrà essere primordiale intervenire sul sistema bancario, puntando al suo risanamento per far sì che la crescita venga ripristinata e gli investimenti privati possano subire uno slancio".
Nel rapporto dell'anno scorso, le imposte arretrate ammontavano a ben 750 miliardi, uno sproposito che assume carattere di macigno da qualsiasi angolatura lo si voglia prendere in esame: rispetto agli altri 34 Paesi membri dell'Organizzazione, il dato è nettamente superiore, neppure minimamente comparabile.
Povertà assoluta raddoppiata
Confrontando i dati relativi al tasso di povertà, dall'inizio della crisi si è assistito a un raddoppiamento, con particolare interesse delle fasce di popolazione più vulnerabili, ovvero giovani e bambini: "considerando le famiglie con 2 figli, il tasso di povertà assoluta è salito dal 2,3% del 2006 all'8,6% nel 2015, mentre nello stesso periodo il tasso per gli anziani è rimasto fondamentalmente stabile".
Pubblica amministrazione inefficiente
Altri fattori che interferiscono con un'eventuale più cospicua crescita rimandano, secondo l'OCSE, alla pubblica amministrazione, all'ambito giudiziario e alla concorrenza: "tra gli ostacoli strutturali in Italia vi sono questioni irrisolte che impediscono il fare impresa, in primis l'inefficienza della pubblica amministrazione, la lentezza dei procedimenti giudiziari nonché un'inetta regolamentazione unita a un basso livello di concorrenza. Inoltre, numerose risorse di capitale e manodopera sono monopolizzate da imprese che presentano un'inadeguata produttività, mantenendo così i salari bassi e sfavorendo l'aumento generale del benessere".