Sono passati quarantuno anni dall'unica storica vittoria azzurra nella più antica competizione sportiva a squadre del mondo: erano gli anni di Panatta & compagni, delle magliette rosse contro il Regime militare da poco instauratosi nel Paese che ospitava la finale dell'edizione 1976, il Cile liberista e anticomunista del generale Augusto Pinochet.

Lo scorso fine settimana, non lontano (si fa per dire) dal luogo dove si consumò l'impresa, sulla terra rossa del Parque Sarmiento di Buenos Aires, sotto i sospiri di un nevrotico vento estivo accompagnato anche da sprazzi di pioggerella, si sono gettate le basi, se non altro, per tornare a sognare.

È vero, non è stato nient'altro che un primo turno del World Group di Coppa Davis, quasi un 'must', ma per come è arrivata la vittoria e, soprattutto, contro chi, dà il diritto a poter fantasticare per un paio di mesi, almeno fino a quando, il prossimo 7 aprile, la compagine capitanata da Corrado Barazzutti volerà in Belgio per affrontare la squadra locale che, a prescindere da chi schiererà, sarà un osso duro e partirà coi favori del pronostico.

Dalle stelle alle stalle...

La sfida contro i campioni in carica (gli eroi di Zagabria, la squadra che dopo tanta agonica attesa è riuscita a portare l'insalatiera in patria), privi del loro giocatore di punta, Juan Martín Del Potro, è iniziata come meglio non si sarebbe potuto ipotizzare.

2/0 dopo la prima giornata, con le vittorie brillanti di Paolo Lorenzi e Andreas Seppi, rispettivamente contro Guido Pella (triplice 6/3) e Carlos Berlocq (6/1 6/2 1/6 7/6).

Il doppio, disputato il sabato e durato oltre 4 ore, ha letteralmente beffato l'italia: sotto di due set, la consolidata coppia formata da Fabio Fognini e Simone Bolelli si è resa protagonista di una grande rimonta ed ha dovuto deporre le armi solo al tie-break del quinto set, terminato col punteggio di 9/7, dopo aver annullato ben 5 match-point (di cui 4 consecutivi) ed essersene vista annullare due, che se ottenuti avrebbero sancito la vittoria della tenzone e il passaggio del turno.

La quarta sfida, disputata domenica in molteplici atti causa rovesci temporaleschi, vedeva di fronte Paolo Lorenzi e il grintoso Berlocq, esperto giocatore che incarna alla perfezione lo spirito del Tennis albiceleste: anche in questo caso si è dovuti ricorrere al quinto set e il veterano argentino l'ha fatto suo con il punteggio di 6/3, pareggiando la serie e rimandando tutto alla quinta sfida, che slittava inevitabilmente al lunedì.

... alle stelle

L'ultimo atto ha avuto come protagonisti il nostro talento più cristallino, eterno incompiuto, vittima di se stesso, Fabio Fognini e il giovane Pella. Pronti via e l'argentino, nr. 80 dell'attuale ranking mondiale, era già avanti di due set. Fabio si è rimboccato le maniche e, quindici dopo quindici, ha dato forma a una strepitosa rimonta che ha un sapore ancora più dolce, proprio perché, come lui stesso a ricordato nella conferenza stampa a fine gara, "siamo passati dalla quasi vittoria alla quasi sconfitta e alla fine è arrivata l'allegria". Inoltre il tennista di Arma di Taggia non ha perso occasione per bacchettare il pubblico italiano, dichiarando che sarebbe molto felice di poter sentire in casa lo stesso calore che il pubblico argentino trasmette ai propri beniamini.

Festa finale con polemiche

Piccolo neo a fine gara: durante i festeggiamenti degli azzurri, ci sono stati alcuni screzi con alcuni membri dello staff argentino, che per fortuna si sono spenti abbastanza rapidamente e limitati a qualche spintone di troppo. Qualche oggetto è volato dagli spalti all'indirizzo di Fognini, mentre abbandonava il campo.

Da segnalare anche l'immancabile presenza di Diego Maradona, primo aficionado della squadra argentina, apparso più esagitato del solito, tanto da esser stato ripreso addirittura dai tennisti locali, reo di aver gridato con la palla in gioco in svariate occasioni.'Tutto è bene quel che finisce bene', come dimostra il video ripreso negli spogliatoi azzurri...