Il "Rapporto annuale ISTAT 2014" che ha analizzato i 5 anni della crisi (dal 2008 al 2013) ci dice che l'aumento della disoccupazione è quasi esclusivamente maschile. Nessun dubbio, le donne erano già disoccupate da anni precedenti. Quale conferma di tale verità, lo stesso rapporto precisa che in Italia: "La quota di donne occupate continua a essere molto bassa (il 46,5 per cento), di 12,2 punti inferiore al valore medio della UE". Quindi, su 100 donne che sono andate alla ricerca di un lavoro, lo hanno trovato in 46 e le rimanenti 54 sono rimaste a casa disoccupate.

La disoccupazione è più alta tra le donne con figli ovunque vivano. Se poi vivono in Meridione soltanto il 35 per cento di loro trova un lavoro contro il 61,5 per cento del Nord e Centro Italia. Cresce il numero di persone di 50 anni che vorrebbe lavorare ma non trova lavoro. Gli scoraggiati alla ricerca di un lavoro sono soprattutto uomini (+18,2 per cento).

In sintesi, il rapporto annuale 2014 ci dice che se sei donna, vivi al Sud, hai 50 anni, hai anche figli, sei la sfortuna fatta persona dal punto di vista occupazionale e reddituale. L'identikit della persona da non assumere mai. Nelle case italiane lavorano moltissime donne come collaboratrici familiari, badanti, baby-sitter, dog-sitter e simili.

Chiunque potrebbe, ad esempio, aprire un'impresa di pulizia, senza dipendenti, dove è la stessa donna ad effettuare le pulizie a casa di conoscenti e amici. A Londra trovi molte agenzie che assumono dog-sitter a ore. Lavori onesti e dignitosi che permetterebbero anche di gestire il ménage familiare pianificando gli appuntamenti di lavoro in orari "comodi".

Chiedendo 6-9 euro l'ora e riuscendo a trovare 5 ore di lavoro al giorno per 20 giorni al mese, si potrebbero incassare circa 600-900 euro al mese, che non sono tanti ma per iniziare tutto fa brodo.

Se poi le tasse ed i contributi INPS su questo lavoro fossero ragionevoli, lo Stato avrebbe un problema sociale in meno da risolvere.

Donne che lavorano, donne che spendono, che contribuiscono al bilancio familiare; minori ammortizzatori sociali da pagare. Non sembrerebbe un'idea da scartare, ma passiamo alla pratica.

Provate ad entrare nel sito di una qualsiasi Camera di Commercio e leggete, come avviare un' impresa di pulizie. Impresa di pulizie? Termine riduttivo per indicare quelle imprese "che riguardano il complesso di procedimenti e operazioni atti a rimuovere polveri, materiale non desiderato o sporcizia, da superfici, oggetti, ambienti confinanti ed aree di pertinenza".

Questa è la premessa, giusto per capire l'aria che tira. Ora passate a leggere i moduli e le dichiarazioni da firmare per aprire un'impresa di pulizia.

Stiamo trattando di un'impresa di pulizie oppure di un incarico ai Servizi Segreti? Poi ci sarebbe da compilare il modello 82L poi il modello ONO/82L poi l'intercalare antimafia ed infine soltanto i modelli MF-82L e ATT-82L.

Dopodiché, senza avere ancora iniziato a lavorare, si dovrebbe trovare un onesto commercialista per curare gli adempimenti fiscali e previdenziali che spieghi in tutta sincerità alla gentile signora che incassando 9 euro l'ora, il 45% lo dovrà pagare di tasse, il 15% lo deve all'INPS, qualche altra cosina la dovrà pagare all'INAIL; poi deve fare il piano della sicurezza ed infine ci sono le spese di tenuta contabilità, la redazione e presentazione della dichiarazione dei redditi. Senza dimenticare che dal 30 giugno 2014, gentile signora, deve portarsi dietro anche un POS per incassare per cui mettiamo nel conto anche qualche commissione bancaria.