In realtà, la maggior parte di coloro che otterranno la qualifica sono già insegnanti a tutti gli effetti, anche se il loro cammino nella Scuola, finora, è stato a 'singhiozzo': secondo lo Stato italiano, infatti, si può considerare docente solamente colui che ottiene, dopo la laurea, un titolo abilitante ottenibile solo dopo la partecipazione ad un altro corso universitario.
E non è finita qui, perchè per sperare di riuscire ad avere una cattedra, deve soprattutto sperare di riuscire a superare un concorso: insomma, le probabilità di vincere al SuperEnalotto sono fors'anche maggiori rispetto a quelle di poter ottenere l'immissione in ruolo come docente.
Il paradosso, forse, più eclatante e grottesco è rappresentato dal fatto che ancora non sono state date delle indicazioni uniformi e precise per ciascuna tipologia di corso: l'unico fattore che unisce i vari corsi è che tutti portano all'ottenimento di un titolo riconosciuto a livello nazionale, anche se, alla fine, molti di questi percorsi si rivelano inadeguati, soprattutto per quanto riguarda i delicati settori riguardanti la disabilità, i BES (Bisogni Educativi Speciali) e i DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento).
Troppo spesso, i corsi trattano argomenti già visti durante il ciclo accademico ordinario e molti docenti finiscono con il rimanere delusi dalla scarsità di nuove informazioni da apprendere.
Non parliamo poi dei costi che un insegnante è costretto a pagare per l'iscrizione e la frequenza dei corsi: una media di 1500-2000 euro, tutt'altro che democratica e che spinge sempre più a pensare che il vero 'business' lo ottengono le università che ne traggono più di un vantaggio. Molti docenti si chiedono il perchè si debba sottostare ancora a queste regole assurde: forse perchè a voler insegnare sono in troppi?