Continua l'attività governativa di riforma in uno dei campi più delicati e sensibili per le parti sociali coinvolte: quello della pensione. L'obiettivo è di cercare delle "soluzioni ponte" che possano risultare sostenibili nei conti dello Stato, così da inserirle nella prossima legge di stabilità che si voterà in autunno. Non è una sorpresa per nessuno: il Ministro del lavoro Giuliano Poletti è da tempo al centro delle attenzioni di moltissimi senza lavoro e di coloro che a causa della riforma Fornero si sono trovati al centro della questione esodati.

Le regole decise dal Governo Monti hanno messo in sicurezza i conti dell'Italia in un periodo storico di grande difficoltà, ma la velocità con cui sono state applicate ha fatto saltare molti meccanismi di salvaguardia e ha letteralmente creato delle situazioni di disagio per migliaia di persone. L'idea al centro dell'attanzione dei tecnici del Ministero è di permettere a chi è nella condizione di esodato con età anagrafica superiore ai 55 anni di evitare i nuovi termini di pensionamento (che innalzano l'età necessaria fino ai 66 anni). A parlare di flessibilità in uscita è lo stesso Ministro Poletti, in una recente intervista alla Stampa.

Le soluzioni al vaglio sono principalmente due: la prima consiste nell'offrire la tutela previdenziale attraverso una penalizzazione sulla rendita erogata.

Ovviamente la percentuale di penalità varia in base al numero di anni mancanti, rispetto ai requisiti formali. Una seconda ipotesi potrebbe consistere nel famoso prestito pensionistico; in questo caso lo Stato potrebbe "anticipare" al pensionato una parte della mensilità futura, che sarà restituita gradualmente una volta che verrà erogata la pensione.

Il problema resta quello delle coperture

Quello degli esodati e di coloro che non possono essere ricollocati prima della pensione è chiaramente un problema importante, ma di difficile soluzione. Le proposte allo studio da parte del Governo sono necessarie quanto ambiziose, ma sembrano scontrarsi contro i gravi problemi di bilancio del Bel Paese.

I conti da fare sono d'altra parte molto complessi. Se da un lato bisogna considerare il costo aggiuntivo per i prepensionamenti, dall'altro i tecnici possono verificare anche l'impatto positivo provocato dai minori costi di welfare. Resta il fatto che il problema è molto sentito dalla popolazione: non ha tutti i torti il Ministro Poletti; la pace sociale e la serenità di moltissime famiglie non può che passare da una flessibilizzazione delle uscite dal mondo.