Il topless del ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, che campeggia sulla prima pagina del settimanale 'Chi' sta scatenando un fiume di polemiche: le 'reazioni', chiamiamole così, sono state tra le più disparate e non poteva essere altrimenti. L'Onorevole Daniela Santanchè difende il numero uno del Miur: 'In questo Paese c’è troppa falsità, eccessiva ipocrisia. Io sono per la libertà, ognuno deve fare quel che sente, ciò che ti fa sentir bene'. C'è chi, invece, urla allo scandalo ma soprattutto precisa che il topless non è più di moda e che ha perso quei connotati 'rivoluzionari' di un tempo.

Il quotidiano 'Libero', però, va oltre il topless del ministro Giannini e ricorda ai propri lettori come il responsabile dell'Istruzione italiana sponsorizzò 'caldamente' un abbigliamento 'casto' nelle scuole italiane: messi al bando sandali, infradito, d'obbligo le calze ai piedi (niente piedi nudi dunque), t-shirt nude look, jeans a vita bassa, bermuda, minigonne, leggins, canotte troppo scollate, magliette aderenti, minishorts, top che mostrano l'ombelico etc...etc...

Scuola, abbigliamento studenti e topless ministro Giannini: i ragazzi protestano

Insomma , elogio del decoro e condanna del look casual per la Scuola perchè partendo da un 'corretto' abbigliamento, si dimostra la serietà negli Istituti.

Non sono state emesse in proposito leggi ministeriali che fissassero regole ferree, ma questo tipo di divieti e di proibizioni agli studenti vengono spesso presi in esame nel 'regolamento' che, ogni anno, dev'essere esaminato dal collegio docenti e dal consiglio d'istituto.

Considerando, in ogni caso, che la spiaggia non è la scuola e che, sotto l'ombrellone, non si va certo con il cappottino, gli studenti stanno già criticando in rete (numerosi messaggi su Facebook) il topless del ministro Giannini.

 'Ma come? Lei si permette di 'misurarmi' i centimetri della gonna, mentre poi, in spiaggia, mostra le tette, una parte del corpo che il pudore suggerisce di tenere nascosta?'

Questo in sintesi il significato dei messaggi diffusi su Facebook, a cui si associano ovviamente quelli di non 'ubbidire', in futuro, alle norme indicate nei regolamenti scolastici.

L'esempio, purtroppo, vale più delle regole e ci chiediamo come possono essere rispettate delle rigide norme sull'abbigliamento da tenere a scuola, quando poi i primi a non rispettarle sono proprio coloro che le suggeriscono.