Il già acceso dibattito sulle tante questioni previdenziali che si sono aperte dopo la riforma Fornero del 2011 vede aggiungersi un nuovo preoccupante capitolo. L'inaspettata recessione sembra aver rimesso in moto gli organismi internazionali che tengono sotto stretto controllo i conti dell'Italia, tanto che dopo il recente annuncio di un taglio del Pil al ribasso da parte dell'Ocse (confermato sostanzialmente anche dalla Banca d'Italia), arriva un nuovo e ancora più severo monito da parte del Fondo Monetario Internazionale. Proprio l'FMI stima che nel corso del 2014 l'Italia non riuscirà a conseguire le stime previste per il mantenimento di un PiL stabile ed al contrario dovrà affrontare un nuovo periodo recessivo, con una contrazione dello 0,1%.

Un dato che può sembrare banale, ma che risulta drammatico se confrontato con il -2,4% del 2012 e il -1,9% del 2013. L'ultimo triennio economico per il Bel Paese mostra dei numeri drammatici, ed evidentemente tali risultati negativi si riverberano non solo nel settore privato, ma anche in quello pubblico (che si trova a dover gestire il bilancio con introiti minori rispetto alle aspettative precedenti).

La recessione rischia di gravare fortemente sulle Pensioni attuali e future

Se fin qui abbiamo descritto lo stato in cui si trova l'economia, ma ancora non abbiamo parlato delle possibili conseguenze che il Pil negativo avrà sulle pensioni future e anche su quelle attuali. A pagarne il prezzo non saranno infatti solo i più giovani, le cui pensioni sono indicizzate all'andamento del Pil e che per questo motivo in caso di recessione non possono usufruire di un'adeguata rivalutazione.

Ma anche chi oggi deve andare in pensione con una situazione di disagio si trova bloccato in un limbo dal quale difficilmente si potrà uscire nel breve termine, soprattutto se il bilancio pubblico dovrà operare nuovi tagli. È il caso dei tanti lavoratori disagiati, come gli esodati, i lavoratori precoci o i quota 96 della scuola pubblica, che hanno già maturato il diritto al pensionamento ma che non ne possono usufruire a causa di una svista nella legge Fornero 2011.

Purtroppo queste persone avrebbero bisogno da tempo di una sanatoria definitiva sulla propria situazione, un rimedio di legge che tarda ad arrivare a causa delle mancate coperture finanziarie; e anche le ipotesi di flessibilizzare maggiormente l'uscita dal lavoro tentennano di fronte alla disastrosa situazione dei conti e fanno riferimento perlopiù a nuovi ricalcoli contributivi.

Il monito del FMI: con la recessione necessari nuovi tagli sulla spesa previdenziale

Se quanto appena descritto già non bastasse, il monito dell'FMI rende chiaro a tutti come quella attuale sia davvero la tempesta perfetta che si abbatte sul sistema previdenziale italiano. Nonostante le riforme lacrime e sangue avvenute sul campo negli ultimi anni, sembra che quanto fatto non sia ancora sufficiente per rimediare alla continua caduta del Pil. Tanto che lo stesso Fondo Monetario Internazionale torna a definire il debito italiano "esposto a significativi rischi" e nella ricetta per mettere i conti in sicurezza si concentra anche su chi si è già ritirato dal lavoro, spiegando che "ulteriori risparmi saranno difficili senza toccare l'elevata spesa per le pensioni". Un avvertimento preoccupante e che non fa ben sperare per le misure di spending review che potrebbero essere introdotte già a partire dal prossimo patto di stabilità 2015.