Il dibattito sulle Pensioni che si è sviluppato negli ultimi mesi continua ad alimentarsi con commenti e dichiarazioni, ma sono principalmente due i temi che preoccupano maggiormente gli italiani e i decisori istituzionali direttamente coinvolti:
- una nuova forma di pensione anticipata destinata ad aiutare i lavoratori disagiati;
- l'incertezza sul fatto che i contributi versati dai più giovani potranno effettivamente garantire una vecchiaia serena.
Per entrambi i punti il convitato di pietra è la grave crisi economica in corso dal lontano 2008, che purtroppo non accenna ad affievolirsi e limita fortemente le possibilità di azione del Governo.
È chiaro che in una condizione di riduzione delle entrate fiscali, diventa molto difficile gestire le tante situazioni di difficoltà createsi con la Riforma Fornero, nonché gli aspetti più critici del cambio di paradigma previdenziale avvenuto proprio nel 2011.
Le dichiarazioni del Commissario Inps Vittorio Conti in merito alla questione della pensione anticipata
D'altra parte, resta evidente che qualcosa debba essere fatto per sanare le tante situazioni di lavoratori disagiati, giunte ormai al limite della sostenibilità. Ricordiamo ad esempio il caso delle migliaia di esodati, rimasti improvvisamente senza reddito da lavoro e senza possibilità di accedere alle prestazioni dell'Inps.
Per loro al momento si sta preparando la sesta azione di salvaguardia, una misura che potrà aiutarli a "tirare avanti" fino al 2015 - 2016, ma che rappresenta comunque l'ennesima sanatoria "a scadenza".
È invece ancora aperta la questione dei lavoratori precoci, di chi ha svolto lavori usuranti, dei dipendenti pubblici quota 96 nella scuola e più in generale di tutti coloro che sono troppo avanti con l'età per reinserirsi nel mondo produttivo e troppo giovani per poter andare in pensione secondo i nuovi requisiti dettati dalla legge Fornero.
Pensando a loro, il Commissario Inps Vittorio Conti ha sottolineato la necessità di una maggiore flessibilità nell'uscita dal lavoro: "senza date fisse, ma piuttosto raggiunta una certa quota di contributi, si dovrebbe lasciare libertà ai lavoratori di decidere quando andare in pensione" ha affermato durante un seminario sul tema, commentando le possibilità di aprire ad una forma di pensione anticipata sulla falsariga di quella già prospettata dal Ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
I motivi per introdurre una maggiore flessibilità nel sistema previdenziale sono tanto ovvi quanto banali. Infatti, Conti prosegue il ragionamento spiegando che: "ora si tratta di rendere il sistema più flessibile, perché non tutti i lavoratori sono uguali [...] e ad esempio un minatore non può lavorare fino a 80 anni".
Il calo del Pil evidenzia il problema delle pensioni troppo basse per i giovani
Le riflessioni del Commissario Conti non si limitano alla questione dei lavoratori disagiati o dei disoccupati in età avanzata; come abbiamo accennato all'inizio dell'articolo, desta preoccupazione anche il tema delle pensioni dei più giovani, che in base alla legislazione attualmente vigente restano strettamente legate all'andamento del Pil.
In questo senso, l'importo della mensilità futura può diventare una vera e propria scommessa. Per una persona che ha davanti 30 o 40 anni di contribuzione, se la media della crescita del prodotto interno lordo si attesta allo 0,5% l'importo della mensilità sarà molto differente rispetto ad uno scenario nel quale la crescita arriva all'1,5%. "Nel primo caso" afferma lo stesso Conti "si avrà una pensione inferiore anche del 20% rispetto a quella che si percepirebbe nel secondo caso". L'esempio dimostra come oggi sia fondamentale pensare il prima possibile alla costruzione di un montante previdenziale, anche sfruttando i vantaggi fiscali derivanti dagli investimenti nei fondi pensione privati.