I numeri della Scuola italiana sono impietosi: è l'ultimo rapporto Ocse 2014 a ricordarcelo, e purtroppo non si tratta di una novità. Ci sono aspetti, però, che vanno evidenziati per cercare di capire quella che potrà essere la tendenza per il futuro e cercare di intervenire proprio in questa direzione.
Particolarmente preoccupante, ad esempio, il dato riguardante i 'Neet' (acronimo inglese che sta per 'neither employed not in education or training'): si tratta in pratica di quei ragazzi che non stanno svolgendo alcuna attività lavorativa, che non vanno a scuola e che non partecipano a nessun corso di formazione. In pratica, non fanno nulla per progettare il loro futuro, tanto per capirci: ebbene, i ragazzi 'Neet' di età compresa tra i 15 e i 29 anni sono cresciuti di cinque punti percentuali tra il 2008 e il 2012 passando dal 19,2 per cento al 24,6. In particolare, sono gli uomini ad aver alzato notevolmente la media (7,1 punti percentuali contro i 3,8 delle donne).
L'Italia è uno dei Paesi in Europa peggio combinati sotto questo aspetto, visto che peggio di noi ci sono soltanto la Spagna e la Turchia: naturalmente, anche gli abbandoni scolastici tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni sono in lieve aumento, mentre sempre meno studenti si iscrivono all'Università, sia per le scarse prospettive di impiego anche conseguendo una laurea, sia per l'aumento dei costi da sostenere per portare a termine gli studi.


Miur, scuola, rapporto Ocse 2014: tagli alla spesa per l'istruzione e all'organico dei docenti ma...

Del resto, questi sono i risultati di un altro dato allarmante che spicca nel rapporto Ocse 2014 ed è quello riguardante la spesa sostenuta per l'istruzione: ebbene, l'Italia, tra il 2010 e il 2011, è stato l'unico Paese (tra i 34 considerati) ad aver ridotto la spesa per l'istruzione pubblica.
C'è una considerazione importante da fare a questo proposito e riguarda la spesa pubblica rapportata al numero degli insegnanti. Nel 2011 la spesa per la scuola è stata pari al 5 per cento del PIL (quint'ultimo posto della classifica Ocse): è pur vero però che si è ridotto anche il numero dei docenti per effetto del considerevole taglio operato sugli organici. 
La nota più interessante deriva dal fatto che l'Italia, tra il 2003 e il 2012, ha migliorato notevolmente per quanto riguarda il livello di apprendimento degli studenti. Quale considerazione finale ne possiamo trarre? Nonostante i tagli della spesa, nonostante i tagli dell'organico dei docenti, l'impegno professionale dei nostri insegnanti è riuscito a colmare questi deficit. E' non è poco: questa è quella che merita di chiamarsi '#labuonascuola'...