La manovra è finalmente legge. Si conclude, nella nottata di lunedì, l'iter parlamentare del Ddl uscito dal Consiglio dei Ministri il 15 ottobre. Montecitorio riunito dal mattino, dopo una discussione iniziale, ha provveduto alla votazione del testo definitivo. Grande assente il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. In realtà tutte le novità della Legge di Stabilità 2015 erano già state anticipate con una manovra praticamente "blindata" dal governo (per i dettagli si rimanda il lettore all'articolo del link).
La giornata in Aula si è rivelata incandescente con il Movimento 5 Stelle intenzionato a fare ostruzione, più di quanto fosse già accaduto qualche giorno fa con la votazione della fiducia in Senato.
L'approvazione dell'Aula della Camera
In realtà la votazione della Camera è stata una pura formalità: 307 i voti favorevoli e 116 i contrari.
Gli emendamenti presentati dalle opposizioni sono stati tutti respinti. Di fatto, i punti cardine della manovra erano già stati definiti da Palazzo Chigi, come l'estensione del bonus di 80 euro alla platea di dipendenti con reddito compreso tra 8.000 ed 24.000 euro.
Con la presentazione di oltre 3800 emendamenti, il governo aveva fatto slittare più volte i lavori della commissione Bilancio in Senato, senza mai concludersi. Così la manovra era passata al vaglio di Palazzo Madama priva del mandato al relatore: il governo era diventato il padrone del Ddl Stabilità. Già in quella occasione, tutto ciò aveva provocato la violenta reazione delle opposizioni con in testa Lega e M5S. Ieri la scena si è ripetuta.
L'opposizione del M5S e gli scontri in Aula
I parlamentari pentastellati hanno trasformato l'Aula della Camera in un terreno di scontro. Già in mattinata, il movimento di Grillo era stato vittima di un "terremoto" mediatico con l'uscita di ben tre parlamentari. Poi, nel corso della votazione i deputati M5S hanno cercato, con tre blitz, di occupare i banchi del governo.
Ciò ha costretto la presidente della Camera Laura Boldrini ad espellere 15 parlamentari M5S.
I grillini hanno contestato la manovra a tutto campo, prima esponendo cartelli contro il "governo d'azzardo", il gioco è stato incentivato con oltre 500 milioni di euro; poi, attaccando l'aumento dell'Iva sui pellet (al 22%). Misure importanti, ma minori rispetto all'impatto che avranno novità quali: estensione del bonus 80 euro, modifica del bonus bebè, congelamento Tasi e canone Rai, conferma degli ecobonus e, soprattutto, sgravi Irap sul costo del lavoro, una delle principali misure della Finanziaria Renzi.
Ci sono, poi sgravi per il settore autonomo con il regime forfettario che sale al 15% esteso ai redditi da 15.000 a 40.000 euro.
Questa Finanziaria non è piaciuta a molti, sia di destra che sinistra, come Cesare Damiano del Pd che ha contestato l'ancora evidente emarginazione del settore privato rispetto ai piani del governo. Troppi gli interventi microsettoriali che gabbano l'idea di una manovra del popolo, che incida, soprattutto, sulla condizione del ceto medio e dei poverissimi.