Nell'Italia della crisi e della mancanza di lavoro, accade anche che vi è chi il lavoro lo avrebbe, ma è costretto a fermarsi a causa dei requisiti di legge troppo stringente. È l'allarme che stanno lanciando professionisti, consulenti e free lance che aderiscono al vecchio regime dei minimi e che presto o tardi potrebbero essere costretti a chiudere la partita Iva e a smettere di lavorare, se i limiti stringenti delle nuove norme fossero effettivamente confermati. Stiamo parlando dell'idea intrapresa dal legislatore di andare a modificare la normativa attualmente vigente, aprendo le agevolazioni dei "piccoli" ad una platea più ampia, ma mandando di fatto fuori mercato coloro che appartengono alla categoria dei free lance e di chi offre prestazioni intellettuali.

Vecchie regole contro nuova normativa: cosa cambierà con il regime dei minimi 2015?

Stante la situazione, il paragone con tra i due differenti regimi basta ad evidenziare perché i lavoratori intellettuali siano tanto preoccupati. Se in precedenza il limite di fatturato era di 30.000 € annui e l'imposta sostitutiva ammontava al 5%, con le nuove regole non solo il primo parametro si dimezza, ma l'imposta da versare potrà addirittura triplicare, passando al 15%. In questo modo, si verrebbe a creare un vero e proprio mix insostenibile, visto che alle 15.000 € annue andranno sottratte anche i costi di gestione e i contributi per la gestione separata dell'Inps. Di fatto, con questi presupposti secondo molti esponenti della categoria verrebbe meno la convenienza economica a lavorare.

Dopo l'Acta e il Consiglio nazionale degli ingegneri, intervengono gli agrotecnici

Negli scorsi articoli sul nuovo regime dei minimi abbiamo riportato i pareri negativi dell'Acta e del Consiglio Nazionale degli ingegneri: i primi hanno parlato di "lavoratori bancomat" per lo Stato, i secondi hanno definito quello che sta succedendo "una mazzata".

Ora intervengono anche i rappresentati degli agronomi, che hanno invitato i propri iscritti ad aderire il prima possibile al vecchio regime dei minimi 2014, in modo da conservarne le condizioni di vantaggio almeno per i prossimi cinque anni. Una presa di posizione che è indicativa della complessità fiscale nella quale si trova ad operare un giovane lavoratore che intende iniziare un'attività professionale; ma secondo alcuni il problema solleva anche la distanza dalla politica rispetto alle reali esigenze del mondo produttivo.

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