L'attuale legge in vigore, approvata da governo Monti nel 2011, è entrata in vigore nel 2012 apportando delle novità non proprio positive rispetto a quanto vigeva nel periodo precedente. Infatti, la legge Fornero alzava l'età pensionabile per tutti e creava quella categoria di lavoratori, esodati e quota 96, che prima erano tutelati da norme specifiche, ignorate del tutto dalla riforma Fornero. Ora, per andare in pensione, bisogna raggiungere un'età di 66 anni e tre mesi con un'anzianità contributiva di 42 anni e 6 mesi, per gli uomini, e 41 anni e 6 mesi, per le donne.
Questi requisiti cambieranno a partire dal primo gennaio 2016, quando servirà un'età anagrafica di 66 anni e sette mesi, aumentando di 4 mesi l'anzianità anagrafica, a causa dell'adeguamento dovuto all'aspettativa di vita Istat.
La decisione della Corte Costituzionale ha dichiarato non ammissibile, nella giornata di ieri, il referendum chiesto dalla Lega per l'abolizione della riforma Fornero. Così, rimane in vigore la legge attuale a meno che il governo Renzi non decida di approvare qualche modifica cercando di applicare un piano di uscita anticipata e flessibile per tutti i lavoratori. Tra le varie proposte sul tavolo del premier Renzi, quella più realistica sembra essere il prestito pensionistico, il quale manterrebbe invariati i requisiti per andare in pensione, con la possibilità di lasciare il lavoro due o tre anni prima del previsto attraverso un prestito da parte dello Stato (circa 700 euro al mese) da restituire una volta maturati i requisiti pensionistici a piccole rate. Altra ipotesi attendibile è quella relativa all'uscita dal lavoro al raggiungimento della quota 100, somma tra età anagrafica e anni di contribuzione. Si parla insistentemente anche della possibilità di lasciare il lavoro con 62 anni di età e 35 anni di contributi versati attraverso, però, delle penalizzazioni che si annulleranno al raggiungimento del 66esimo anno di età. Con questo metodo ci potrebbe essere la possibilità di rimanere in servizio fino all'età di 70 anni con incentivi da parte dello Stato. Ultima ipotesi allo studio dei tecnici del ministero dell'economia quella relativa ad un'eventuale uscita dal lavoro prima del previsto applicando, però, il metodo contributivo per il calcolo dell'assegno pensionistico.