Intervenire per una maggiore flessibilità in uscita è ormai diventato un argomento comune. Si discute da anni e migliaia di lavoratori hanno perso le speranze. Con le norme sull'allungamento dell'età pensionabile, introdotte nella Riforma Fornero, molti lavoratori sono rimasti penalizzati poiché non sono riusciti ad usufruire ancora del trattamento pensionistico.

La discussione è ancora aperta, ma questo ai lavoratori non serve più. Sono ormai in tanti a chiedere risposte concrete da parte del Governo che per via degli elevati costi da sostenere, è costretto a temporeggiare.

Nei giorni scorsi, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, aveva anticipato che l'argomento Pensioni potrebbe essere ripreso nella prossima Legge di Stabilità e che al momento, il Governo sta studiando le possibili mosse per arrivare ad una soluzione. "Dobbiamo partire dalle situazioni più difficili e socialmente più delicate, da specifiche condizioni come chi perde il lavoro, e nonostante gli ammortizzatori sociali, non riesce a maturare i requisiti per la pensione", queste le parole del ministro del Lavoro del Governo Renzi che nei prossimi giorni è disposto a ricevere i sindacati Cisl, Cgil e Uil per un tavolo di confronto al fine di discutere su una maggiore flessibilità in uscita e sulla nuova governante dell'Inps.

Intanto, vanno ricordate le proposte avanzate dai vari esponenti politici e dai sindacati. Tra le più accreditate, infatti, vi è il cosiddetto meccanismo di Quota 100 proposto dal presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano. Il deputato del Pd, aveva ipotizzato l'uscita con 60 anni di età e 40 anni di contributi, oppure 61 anni di età e 39 anni di versamenti contributivi o ancora 62 anni d età e 38 anni di contribuzione.

L'altra valida proposta riguarda l'uscita dopo il perfezionamento di 62 anni di età e 35 anni di contributi ma con delle penalizzazioni che possono arrivare fino ad 8 punti percentuali.

L'ipotesi che invece, rischia di non essere presa in considerazione, è quella concernente il prestito pensionistico che prevede l'erogazione di un prestito a favore di quei lavoratori a cui mancano pochi anni alla maturazione dei requisiti, da restituire con delle decurtazioni nel momento in cui percepiscono l'assegno pieno.

Molta contrarietà anche per la proposta che prevede l'estensione dell'opzione contributiva a tutti i lavoratori visto che uscendo dal lavoro con il requisito dei 57 anni di età e 35 anni di contributi, andrebbero incontro ad una penalità nell'assegno previdenziale che potrebbe superare il 30 %.