Su Il Sole 24 Ore si legge della nottata convulsa in cui Renzi e i suoi si sono consultati in tema di riforma della Rai e della Scuola. Nella serata di ieri il premier ha incontrato intorno alle 19.00 il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, con la quale ha concordato di apportare ulteriori modifiche al piano di riforma della scuola. Domani ci sarà la presentazione del Ddl ma rispetto alla versione originale, riguardo al punto sulle assunzioni, emerge un clamoroso stravolgimento nel numero di docenti precari che saranno immessi subito in ruolo.

Su Tecnicadellascuola.it viene scritto che il grosso delle assunzioni slitta al 2016.

Ridotto il contingente di docenti

Sarà dunque nella giornata di giovedì pomeriggio che il disegno di legge sulla riforma della scuola verrà licenziato ma non si conoscono ne trapelano indiscrezioni sul reale numero di docenti precari che verranno stabilizzati. Sia La Stampa di Torino che Il Sole 24 Ore parlano di 50.000 precari che saranno subito assunti per fronteggiare le esigenze immediate degli organici rinviando le altre 100.000 all'anno successivo. La popolazione insegnante viene così nuovamente delusa dopo essere stata illusa per oltre sei mesi che questa sarebbe stata la volta buona.

I motivi della marcia indietro

Il Manifesto offre una sua chiave di lettura sulla decisione di spalmare le assunzioni in due anni.

In un articolo a firma Roberto Ciccarelli, sarebbero stati i 15 comitati promotori della Lip (legge popolare sulla scuola) a incidere sul cambio di direzione attraverso l'inoltro di una lettera di protesta al capo dello Stato Sergio Mattarella. Un clamoroso colpo di scena dettato dall'esigenza di ripassare lo smalto sopra l'immagine autoritaria del premier, scrive Il Manifesto, ma nella realtà ha combinato solo un gran pasticcio con una insulsa campagna di annunci che non gli eviterà centinaia di migliaia di ricorsi.

Salvi gli scatti di anzianità

Una notizia positiva contenuta nel prossimo Ddl riguarda gli scatti di anzianità che si apprende, come scritto da La Stampa nel suo articolo odierno, resteranno inalterati per non andare a diminuire il futuro reddito dei docenti. I dubbi restano sulla chiamata diretta da parte dei presidi che rimane fortemente criticata da sindacati e docenti precari.