Volendo sintetizzare la riforma della Scuola del governo Renzi in poche parole, potremmo prendere a prestito, con i dovuti permessi, il titolo di una celebre commedia teatrale scritta da William Shakespeare ed intitolata 'Molto rumore per nulla'...Non a caso, la commedia venne ambientata in Italia e per la precisione a Messina, forse perchè il grande commediografo inglese aveva già ben chiare le 'tragicommedie' comuni al nostro Paese.
Tornando ai nostri giorni, la notizia del giorno per gli insegnanti è rappresentata dal mantenimento degli scatti di anzianità, quasi un 'miracolo' se non vogliamo parlare di colpo di scena (degno, per l'appunto, di una commedia teatrale), rispetto a quanto scritto, nero su bianco, nell'ormai celebre volumetto dello scorso settembre pubblicato dal governo Renzi ed intitolato 'La Buona Scuola'. Molto rumore per nulla, come si diceva, ma la domanda nasce spontanea: a cosa è dovuto l'improvviso dietrofront del governo Renzi?
Riforma della scuola e scatti di anzianità: cosa avrebbero perso gli insegnanti?
Per spiegare tale improvviso voltafaccia, basti pensare a questo semplice esempio: con l’attuale sistema basato sugli
scatti di anzianità, un'insegnante di scuola materna entra in servizio con uno stipendio pari a 1.280 euro al mese ma, dopo 'quarant’anni di onesta professione' (come direbbe il grande Antonello Venditti), arriva finalmente a 1.780, con un aumento di 500 euro. Il sistema 'meritocratico' e basato sulla premialità, ideato dalla
Buona Scuola del governo Renzi, prevedeva, invece, un 30% del fondo destinato all’anzianità e il 70% al merito. Morale della favola: quella stessa insegnante sarebbe stata 'condannata' ad un misero aumento, in 40 anni, di soli 150 euro. Calcolatrice alla mano, non conveniva più:
a chi? Non conveniva più all'insegnante? Nossignori, certamente no. Stipendi insegnanti e scatti di anzianità: ecco perchè non sono stati 'toccati'
'Togliere a tutti gli insegnanti per dare un poco in più solo a qualche privilegiato era un elemento che presentava un'evidente criticità', ammettono dal
Ministero dell'Istruzione. 'Il gioco non valeva la candela', confessa il
Partito democratico. In questi ultimi giorni frenetici,
dove i continui rinvii hanno esasperato la pazienza degli insegnanti, sono anche giunte alle orecchie le parole dell'ex ministro dell'istruzione,
Beppe Fioroni, che ammonivano il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in merito ai rischi di tagliare le già 'pietose'
retribuzioni dei docenti della scuola. Del resto, già da tempo, la responsabile scuola del PD, onorevole Francesca Puglisi lo va ripetendo: gli insegnanti hanno votato in maggioranza per il centrosinistra, perchè perdere voti su voti con una
riforma della scuola impopolare, sottoscritta da un governo di sinistra, ma con contenuti palesemente 'non di sinistra'?