"Esistono alcune proposte del PD sulla introduzione della flessibilità nel sistema previdenziale, su quota 100 e sulle Pensioni delle donne, che saranno oggetto di discussione nella Commissione lavoro alla Camera": sono le parole scelte dall'Onorevole Cesare Damiano per commentare le ultime vicende relative al problema del blocco previdenziale. A partire dalla legge Fornero del 2011, moltissime persone hanno infatti sperimentato delle situazioni di disagio, dalle quali ancora oggi non riescono a uscire per colpa della estrema rigidità nell'accesso all'Inps.

Lavoratori esodati, precoci, persone che hanno svolto impieghi usuranti, quota 96 della scuola e disoccupati in età avanzata sono stati per ora oggetto solo di misure contenitive e ad hoc, mentre sembra ormai non più procrastinabile un intervento di tipo strutturale, che possa permettere l'accesso alla quiescenza con maggiore flessibilità.

Sindacati e minoranza Dem punta a Quota 100, ma il sistema potrebbe risultare troppo oneroso per le casse pubbliche

Stante la situazione, i lavoratori hanno ormai espresso più volte la propria delusione per la mancanza di un intervento correttivo di ampio respiro sul problema appena descritto. La soluzione che sembra incontrare maggiormente il favore dei nostri lettori resta ancora la quota 100, proposta più volte dal Presidente della Commissione lavoro alla Camera e ripresa anche dai sindacati.

Nella pratica, questo scenario prevede di unire l'età anagrafica con gli anni di contributi versati: la flessibilità nell'accesso all'Inps sarebbe garantita dal fatto che al crescere dell'età risultano necessari meno versamenti contributivi e viceversa. Purtroppo quest'ipotesi è anche quella più onerosa rispetto alle alternative presenti sul tavolo, un fattore che ha più volte lasciato intendere come difficilmente potrà essere adottata alla stregua di una soluzione definitiva o di tipo universale.

Riforma pensioni 2015 e ipotesi governative: dal contributivo puro al prestito Inps

Se al contrario proviamo ad analizzare le soluzioni allo studio dei tecnici appartenenti all'Inps e al Mef, notiamo che il tentativo è di cercare la quadra attraverso una sorta di equilibrismo tra le necessità di lavoratori e quelle del bilancio pubblico.

Sono da considerare in questo senso tutte le ipotesi di pensionamento anticipato di tipo contributivo, come ad esempio quella che prevede di garantire l'uscita dal lavoro a chiunque abbia accumulato almeno 40 anni di versamenti. Una via differente è invece quella delle mini pensioni con il prestito Inps: nella pratica lo Stato si occuperebbe di anticipare i contributi mancanti per conto del lavoratore, recuperandoli attraverso una piccola trattenuta sulla futura mensilità. Quest'ultima soluzione sarebbe anche quella meno onerosa, sebbene risulti poco gradita da molti potenziali destinatari. Vi sarebbero infine delle soluzioni "miste", come ad esempio il pensionamento flessibile già a partire dai 62 anni di età, sebbene con almeno 35 anni di versamenti e una penalizzazione massima dell'8% sulla prestazione previdenziale.

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