Nella giornata di domenica 3 maggio sono ripresi in Commissione Cultura della Camera i lavori sul disegno di legge "Buona Scuola". La seduta si è di fatto protratta per tutta la giornata, fino alle ore 20.
L'articolo 2 del provvedimento è stato approvato in via definitiva con il risultato che sono stati eliminati alcuni aspetti critici che stanno alimentando proteste e prese di posizione.
A questo punto il nuovo testo prevede che "ogni istituzione scolastica predispone, con la partecipazione di tutte le sue componenti, il Piano triennale dell'offerta formativa, rivedibile annualmente".
"Il Piano - prosegue il testo - è il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia". Ma la modifica apportata rispetto al testo originario riguarda il ruolo che nella elaborazione del Piano potrà giocare il dirigente scolastico.
Mentre nella versione iniziale era previsto che il Piano venisse elaborato dal dirigente scolastico, nel testo emendato vene rimesso in evidenza il ruolo degli organi collegiali della scuola: dovrà infatti essere elaborato dal collegio dei docenti e approvato dal consiglio di circolo o di istituto.
La Commissione ha lavorato anche alla riscrittura degli articoli 3 e 4 del disegno di legge, articoli che potrebbero però essere approvati nella mattinata di lunedì 4 maggio. Le modifiche fin qui apportate non sembrano però soddisfare molto né il "popolo della scuola" e neppure i sindacati.
Il segretario della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, ha già fatto sapere che considera queste correzioni poca cosa rispetto alle richieste avanzate dai sindacati.
Molto critico anche il M5S i cui parlamentari sostengono che si tratta solo di modifiche di facciata. Nei gruppi attivi su Facebook si susseguono interventi di insegnanti e operatori scolastici che continuano a chiedere il ritiro dell'intero disegno di legge, ritiro peraltro molto improbabile anche dopo le dichiarazioni rese nel pomeriggio dal premier Renzi a Bologna che a chi lo contestava proprio sulla questione della riforma della scuola ha risposto che "non saranno tre fischi a fermare il Governo".