Con la prossima legge di Stabilità cambierà l'età per andare in pensione. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, durante la conferenza stampa di presentazione del decreto per i rimborsi alle pensioni bloccate dalla norma Fornero.
Si dovrebbe andare, quindi, verso l'introduzione del concetto di 'flessibilità' in favore del quale si erano già espressi il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e il presidente dell'Inps, Tito Boeri.
Flessibilità in uscita e staffetta generazionale.
L'idea che sembrerebbe essere maturata nel governo sarebbe quella dell'introduzione della 'flessibilità in uscita', con la possibilità di andare in pensione a 62 anni, contro i 66 attualmente previsti dalla legge Fornero.
Il punto di partenza per elaborare la legge che dovrebbe superare la 'Fornero', potrebbe essere la proposta di legge presentata da Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro, insieme a Pier Paolo Baretta, sottosegretario all'Economia. Secondo questa proposta, si potrebbe andare in pensione prima in cambio della rinuncia al 2% dell'assegno per ogni anno. Andare in pensione a 62 anni, quindi, vorrebbe dire rinunciare all'8% del trattamento maturato.
L'idea avanzata da Renzi, sarebbe quella di una penalizzazione di '20-40 euro', in modo da non frenare chi ha intenzione di andare in pensione prima con una eccessiva penalizzazione. Da ora in poi, fino alla prossima legge di Stabilità, il tema di studio sarà quello di trovare le risorse per rendere possibile una minima penalizzazione.
Non si esclude, a questo proposito, la previsione di un contributo da parte delle aziende, come s'intuisce dalle parole del ministro Poletti: 'Le imprese ci chiedono di favorire il ricambio generazionale'. Favorire la 'staffetta generazionale', quindi, che per le aziende vorrebbe dire ridurre il monte stipendi ed assumere con le regole del nuovo Jobs Act: agevolazioni e niente articolo 18.
In pensione prima: l'ostacolo della UE.
Difficile immaginare opposizioni alle intenzioni di Renzi, che potrebbe riuscire a mettere d'accordo lavoratori, sindacati e imprese. L'ostacolo da superare, come al solito, sarà il giudizio della UE che, per le ferree regole di bilancio imposte agli Stati membri, prende in considerazione solo i bilanci annuali.
Un anticipo dell'età pensionabile, comporterebbe un incremento del deficit, causato della prevedibile uscita in massa di lavoratori, che difficilmente supererebbe l'esame della Commissione Europea che non prende in considerazione i benefici che ne deriverebbero negli anni a venire.