Sembra ormai un ritornello ripetuto quotidianamente da parlamentari, partiti, sindacati, esponenti del governo e da qualche giorno anche dal premier Matteo Renzi che ha annunciato interventi con la prossima legge di Stabilità: serve una riforma Pensioni che inserisca nel sistema nuovi meccanismi per un'uscita più flessibile dal lavoro verso la pensione anticipata e che nello stesso tempo favorisca l'accesso dei giovani al mondo del lavoro. Galvanizzato dai primi effetti positivi del Jobs act che ha riformato il mercato del lavoro introducendo il nuovi contratti definiti "a tutele crescenti", il ministro del Lavoro Giuliano Poletti (Pd) torna a promettere nuove forme di prepensionamenti ("ma ne parleremo a settembre") e sul piano contro la povertà.

"Su questo - ha detto Poletti che sta lavorando in sinergia con il presidente dell'Inps Tito Boeri su calcoli e simulazioni - dovremo concentrare gli sforzi nella legge di Stabilità".

Riforma pensioni, Damiano e Sacconi: introdurre flessibilità per la pensione anticipata a 62 anni

Dello stesso avviso il presidente della commissione Lavoro della Camera che ha convocato il ministro Poletti in audizione il 3 giugno prossimo dopo mesi di discussione attorno a diverse ipotesi già tradotti in disegni di legge. "Bisogna - ha sottolineato ancora oggi Cesare Damiano (minoranza Pd) a margine dell'assemblea di Bankitalia - introdurre un criterio di flessibilità in uscita dal lavoro verso la pensione.

Ho una proposta di legge - ha sottolineato l'ex ministro secondo quanto riporta l'Ansa - per andare in pensione dai 62 anni". Un ddl che, se approvato, "aiuterebbe i giovani - ha sottolineato - ad entrare nel mondo del lavoro. Con fabbriche di settantenni - ha continuato Damiano - non si va da nessuna parte". Anche il presidente della commissione Lavoro del Senato (Ap) ha presentato un nuovo ddl a Palazzo Madama, depositato anche a Montecitorio, sulla pensione anticipata a 62 anni".

Banca d'Italia, Visco: sostenibilità conti pubblici anche grazie alla riforma pensioni Fornero

Nel frattempo, l'ex ministro del Lavoro Elsa Fornero difende la sua legge e dice che sì, potrebbero andar bene nuove forme di flessibilità in uscita per l'accesso in anticipo al trattamento previdenziale, ma "il governo deve spiegare dove prenderà i soldi" e chi sostanzialmente pagherà la manovra.

Per la Fornero sono dunque inevitabili penalizzazione, non proprio lievi come ipotizza il governo, sugli assegni pensionistici per chi vuole finire prima di lavorare. Anche il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, sembra più preoccupato per la sostenibilità finanziaria dei debito pubblico piuttosto che sull'insostenibilità sociale della legge Fornero di cui il problema esodati rappresenta solo la punta di un iceberg. "Grazie anche agli interventi di riforma del sistema pensionistico pubblico - ha detto oggi Visco in occasione dell'assemblea annuale della Banca d'Italia - più che in altri Paesi europei la sostenibilità di lungo periodo della finanza pubblica può essere garantita".