Giovedì 30 aprile il Senato ha approvato in prima lettura la delega sulla PA, nota anche come ddl Madia, dando un importante primo via libera alla riforma della Pubblica Amministrazione. Dopo oltre otto mesi di discussione nelle varie commissioni, Palazzo Madama ha licenziato il disegno di legge con 144 voti favorevoli (PD, Area Popolare, Gruppo per le Autonomie) e un astenuto. Le opposizioni (M5S, Lega, SEL, FI, GAL), secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, hanno invece preferito lasciare l'aula e non prendere parte al voto. La ministra Marianna Madia, soddisfatta, ha poco dopo commentato su Twitter: "Senato approva in prima lettura ddl riforma PA.
Un altro passo verso un'Italia più semplice, vicina ai cittadini. #lavoltabuona". Il testo di riforma della Pubblica Amministrazione passerà ora alla Camera dove, secondo la stessa Madia, sarà possibile effettuare alcuni miglioramenti: "Credo che un provvedimento così articolato e importante non possa non avere una discussione approfondita e seria nei due rami del Parlamento".
I punti chiave del ddl Madia sulla riforma della Pubblica Amministrazione
Tra le novità più importanti introdotte dalla riforma della PA, vale la pena menzionare soprattutto la delega affidata al Governo per tagliare i decreti ministeriali che ostacolano spesso l'attuazione di leggi già approvate; l'introduzione della figura unica del dirigente della Repubblica, che ingloberà vari livelli tra i dirigenti della Pubblica Amministrazione; e l'istituzione di un unico polo della medicina fiscale, con l'accentramento dei controlli sull'Inps.
Un punto cruciale della riforma PA riguarda inoltre la maggiore rapidità nell'immissione in ruolo dei vincitori di concorsi pubblici, con l'attuazione della cosiddetta "staffetta generazionale" che mira a promuovere il ricambio del personale, agevolando le nuove assunzioni con il part-time a stipendio ridotto dei dipendenti prossimi alla pensione.
I sindacati contro il governo Renzi sulla 'staffetta generazionale' presente nella Riforma PA
E proprio sulla "staffetta generazionale" si sono espressi duramente CGIL e UIL, dopo l'approvazione del ddl Madia sulla riforma della Pubblica Amministrazione. In una nota congiunta, i due sindacati hanno manifestato il loro giudizio sul provvedimento, definito senza mezzi termini un "bluff".
Secondo CGIL e UIL, infatti, "lo Stato non ci metterà un solo euro" ma saranno gli stessi dipendenti a garantire il ricambio generazionale, versando interamente i contributi previdenziali pur avendo deciso di accettare il passaggio al part-time con il relativo taglio dello stipendio. "Un vero turn-over - sottolineano CGIL e UIL - si fa assumendo almeno altri 100 mila giovani competenti e motivati, tagliando le consulenze e riequilibrando il rapporto tra lavoratori e management". I sindacati concludono affermando che a queste condizioni, e visti i vari passaggi parlamentari, è persino ridicolo definirla riforma della Pubblica Amministrazione.