Si continua a discutere, ormai da mesi, su quale sia lo strumento più adatto che consenta ai lavoratori precoci l'uscita anticipata dal mondo del lavoro, loro che, se non tutti quasi, hanno speso la maggior parte della loro vita al servizio dello Stato, senza ricevere, purtroppo, indietro la giusta ricompensa. Beffa delle beffe, qualora dovesse andare in porto la pensione anticipata a quota 100 o quota 97, si vedrebbero ridotti addirittura l'assegno pensionistico nonostante abbiano lavorato per più di 40 anni, in alcuni casi sfiorando anche il limite dei 50 anni contributivi.
Se poi, Dio non voglia, in Italia dovesse accadere qualcosa di spiacevole, la causa non sarà poi così tanto oscura, come spesso, nei libri di storia eccetera, viene tratteggiata.
Le promesse di Poletti che non incantano più
Parole, parole e parole, quelle che il ministro del Lavoro Poletti va ripetendo da settimane barra mesi ormai, su una futura riforma delle pensioni che, calendario alla mano, dovrebbe essere discussa a margine della Legge di Stabilità, quindi a settembre inoltrato, quando il governo dovrà, gioco forza, tirare giù la maschera e giocare a viso scoperto difronte a centinaia di migliaia di cittadini, i quali, vaccinati da tempo contro le promesse elettorali di questo e quel politico, aspettano al varco il governo Renzi, che in tempi non sospetti, durante appunto la campagna elettorale per le elezioni regionali, ha annunciato un imminente intervento per la modifica della legge Fornero, considerata, ad oggi, a torto o meno, il male assoluto.
Puntare su quota 97 ha senso?
Quale strumento adottare per la pensione anticipata per i precoci continua ad essere un tema caldissimo. Ad oggi, la novità è rappresentata da quota 97, che, come impostata da Damiano, un senso, rimanendo nella categoria dei lavoratori precoci, non ce l'ha, come era solito cantare qualcuno un paio di anni fa. Se invece, ascoltando le richieste dei vari utenti che commentano i nostri post, si procedesse con l'eliminazione del vincolo anagrafico, lo strumento che ha per numero '97' diventerebbe, anche agli occhi di chi ha iniziato a lavorare a 15 anni, sensato ed equo. Questo non lo diciamo noi, ma un nostro utente, tale Claudia Senesi, che commentando l'articolo 'Ultime notizie Pensioni al 27 maggio su precoci e quota 97' ha dichiarato: 'Un giorno parlano di quota 100 o 97, poi affermano che non esistono le coperture finanziarie oppure che l'Unione Europea non sarebbe d'accordo perché si andrebbe a modificare la riforma Fornero. Cosa penso? Che l'uscita anticipata con 41 anni di contributi oppure la stessa quota 97 siano semplicemente uno spot da mandare in onda durante la campagna elettorale, e null'altro. Personalmente accetterei di buon grado quota 97, dal momento che sono stata licenziata a 60 con 36 di contributi e, adesso come adesso, ancora non percepisco neanche un euro, anzi un centesimo'. Chi di voi si trova nelle condizioni di Claudia? Condividete le sue parole? Anche per voi quota 97 ha un senso, oppure no?