Quando si parla di riforma della previdenza ci si riferisce ad una sorta di grande contenitore che al suo interno ricomprende una serie di vertenze che i vari governi nazionali si sono trascinati sin qui dagli anni scorsi. Più o meno da quando l'esecutivo Monti diede il proprio benestare alla riforma Fornero. Tutt'altra cosa sono le Pensioni 2015 con Opzione Donna, che vanno tenute debitamente distinte dal tema generale legato ai provvedimenti che (ci si augura) arriveranno in Legge di Stabilità.

La prima questione da chiarire è temporale: la gran parte delle vertenze che oggi il governo Renzi è chiamato ad affrontare vede la propria origine nella già citata Legge Fornero risalente al 2011. Il provvedimento che istituisce Opzione Donna (la legge 243/2004) è ben più remoto e nulla dunque ha a che vedere con il calderone di temi, vertenze e manovre che oggi viene affiancato per forza di cose all'iter di riforma. La questione in realtà è molto semplice: Opzione Donna non è un'ipotesi, una manovra, un progetto, un 'idea bensì un istituto dotato di una durata specifica e disciplinato da una legge già approvata.

In questo senso, le famose circolari INPS non hanno fatto altro che sostituirsi al legislatore. Da qui la class action mossa dal Comitato di categoria contro l'ente pensionistico chiamato in buona sostanza a fare un passo indietro.

Chiarimenti pensioni 2015 con Opzione Donna: class action INPS e Legge di Stabilità, due cose diverse

'Opzione Donna deve sganciarsi dal tema generale della riforma e riacquistare la sua connotazione di sperimentazione a termine, sperimentazione che non è terminata come previsto dalla Legge ma che è stata arbitrariamente ed illegalmente stoppata' ha dichiarato Orietta Armiliato, responsabile dell'Area Comunicazione all'interno del Comitato di categoria. 'Nel calderone delle proposte legate alle pensioni 2015 opzione non ha ragione di essere inserita se non nell'ottica di prorogarne i termini e/o estenderla alla platea maschile ma questo è un altro discorso. Tant'è che quando Boeri parla di un'eventuale possibilità di estendere l'istituto anche agli uomini dice in spirito Opzione Donna' ha concluso Armiliato. Un ragionamento il suo che potremmo definire inattaccabile: la vertenza può essere connessa alla riforma solo in ottica di proroga dei termini di fruizione dell'istituto, cosa ben diversa dalla finalità con la quale è stata mossa la class action. Finalità che potremmo così riassumere: ripristinare la durata di OD così come viene disciplinata dalla legge di riferimento. Va inoltre considerato che quanto riferito da Mario Draghi in merito al budget di spesa riservato all'Italia per la riforma della previdenza nulla a che vedere con la vertenza delle lavoratrici donne perché nulla a che vedere con il rispetto di leggi vigenti bensì con la promulgazione di quelle future.



A guidare l'iter giudiziale contro l'INPS c'è l'avvocato Maestri, che la settimana scorsa ha fatto il proprio ingresso in Parlamento: a schiudergli le porte di Montecitorio le dimissioni di Lapo Pistelli che hanno condotto il PD a perdere un parlamentare. Al suo posto è stato nominato il primo dei non eletti, ovvero Maestri. 'Al posto di Pistelli (che era stato eletto nella circoscrizione Emilia-Romagna) entra a Montecitorio il primo dei non eletti, ovvero Andrea Maestri. Avvocato ravennate di 40 anni, da oltre un anno è uscito dal Partito Democratico, in polemica sia con la linea del segretario Matteo Renzi, sia con la gestione locale del partito' si legge sul sito dell'ANSA. Maestri ha già rivelato la missione del proprio mandato: 'Penserò ai più deboli'.