'Le circostanze nelle quali noi ci trovavamo nel novembre 2011 richiedevano immediati risparmi di spesa e sembrò non improprio chiedere anche ai percettori di Pensioni di contribuire ai sacrifici che invece venivano chiesti ai lavoratori, pertanto la sentenza della Consulta appare sorprendente': queste le parole pronunciate dall'ex ministro del lavoro Elsa Fornero che ha consegnato ai microfoni di Radio24 tutto il proprio stupore per via della decisione emessa dalla Corte sul blocco dell'indicizzazione delle pensioni. La questione è stata al centro del dibattito tenutosi ieri che ha visto protagonisti alcuni membri del governo Renzi (Poletti in testa) e le principali confederazioni sindacali, chiamate a dire la propria non solo sul tanto discusso decreto rimborsi ma anche sulla riforma che verrà.

Pensando al caso pensioni precoci l'unica concreta via sembra coincidere con la Quota 41 che però, e questo è importante da sottolineare, è contenuta in uno soltanto dei provvedimenti depositati in Commissione Lavoro. Renzi e Padoan stanno lavorando per creare una riforma soft ma che sia anche equilibrata e foriera di un cambiamento strutturale: il problema è la mancanza di risorse che però a ben vedere sarebbe possibile recuperare tagliando quelle sperequazioni cui lo stesso Boeri ha spesso fatto riferimento. Parlando di opzione donna appare invece opportuno fare chiarezza dato che la vertenza è finita in un 'calderone' dal quale va invece tenuta distinta.



Novità pensioni precoci e opzione donna, Renzi e Padoan parlano di una Quota 41 troppo onerosa ma le risorse ci sarebbero

Partendo dal meeting di ieri, appare opportuno evidenziare come i sindacati abbiano espresso la volontà che venga modificato il decreto rimborsi di Renzi per cercare di allargare la platea di coloro i quali beneficeranno del cosiddetto bonus post decisione della Consulta: 'Il decreto del Consiglio dei Ministri sulle pensioni è illegittimo: l'unica strada per riavere i soldi è il ricorso' ha tuonato al riguardo Marcello Pacifico, presidente dell'Anief. 'La strada del ricorso è l'unica percorribile, al momento, per recuperare il 100% della perequazione per assegni superiori a 1.500 euro' ha concluso Pacifico cui proprio non è andato giù il disegno riformatore di Renzi e Padoan. I due continuano a sottolineare che bisogna concentrarsi sui costi della manovra - la Quota 41, che sarebbe vitale in ottica pensioni lavoratori precoci, costa troppo e per questo i due vorrebbero accantonarla - ma proseguono nel non considerare le vere ingiustizie del nostro comparto previdenziale. Su tutti citiamo i dati riportati dall'ANSA in base ai quali l'importo annuo medio delle pensioni in pagamento dei magistrati è risultato essere di 103.000 euro lordi: il dato arriva dall'INPS che ha evidenziato come che il 90% degli assegni in pagamento sia superiore ai contributi versati. Per i lavoratori precoci e per quelli che non ricoprono alte cariche dello Stato l'idea è quella di autofinanziare i provvedimenti decurtandosi gli assegni perché il sistema altrimenti 'non sarebbe sostenibile'. Ad altre categorie invece tutto è concesso.



Spostandoci dai lavoratori precoci ad opzione donna appare doverosa una precisazione. La vertenza delle donne che chiedono l'accesso al pensionamento è cosa ben diversa dagli altri casi previdenziali che attendono una riforma politica per essere sbloccati. Nel caso di opzione donna invece non è necessaria alcuna riforma o proposta di legge: una legge c'è già e l'INPS l'ha violata sostituendosi al legislatore senza alcun diritto o competenza specifica. Ergo il si all'utilizzo di questo strumento sino al 31 dicembre del 2015 deve essere dato a prescindere dalle questioni di politica economica. Ne va del rispetto di una legge che il Parlamento ha già approvato.