Un articolo comparso sul numero odierno del quotidiano 'Il Giornale' denuncia una situazione nota da tempo ma che sta raggiungendo livelli preoccupanti: gli italiani non conoscono la lingua italiana e nelle Università arrivano addirittura i corsi di grammatica.
A dare il via a questa 'imbarazzante' iniziativa è stata la facoltà di Giurisprudenza di Pisa che ha istituito un corso con frequenza obbligatoria, in cui si andranno a studiare nuovamente i verbi, gli accenti e gli apostrofi.
Gli esempi di errori grammaticali sono davvero di quelli eclatanti: nonostante gli editor testuali contengano i cosiddetti 'correttori automatici' non è raro vedere scritto dei 'qual'è' con l'apostrofo, oppure delle 'eccezzioni' (con due zeta) oppure verbi sbagliati come nel caso di frasi come 'se tu non ci fossi la mia vita non esistesse....'
Grammatica, i laureandi non sanno più l'italiano
E' mai possibile che studenti ad un passo dalla laurea abbiano delle lacune così gravi dal punto di vista grammaticale?
Non parliamo poi delle coniugazioni dei verbi al passato remoto perchè possiamo assistere a dei veri e propri 'orrori della grammatica'. Per esempio il passato remoto del verbo crescere diventa 'crecqui', quello del verbo conoscere 'conocqui' oppure quello del verbo cucinare 'cucinai'. Sempre con le coniugazioni dei verbi, possiamo sentire frasi come 'Se avevo tempo facevo qualcosa'...
Anche le espressioni di uso comune contengono errori palesi come, ad esempio, scrivere 'un'altro' con l'apostrofo oppure 'a doc' (invece di 'ad hoc').
Università ed errori grammaticali: i dati allarmanti
Le rilevazioni promosse dall’Ocse per valutare il livello di istruzione degli adolescenti hanno indicato: il 20 per cento dei nostri studenti mostrava disagio con la lingua italiana, con i ragazzi delle scuole del Sud a precedere i loro coetanei del Nord nella poco edificante classifica degli 'orrori grammaticali'.
Secondo il Centro europeo dell’educazione, questi dati dell'Ocse peggiorano quando i ragazzi si iscrivono ai corsi universitari: il 21 per cento dei laureati non riesce ad andare oltre il livello minimo di decifrazione di un testo.