A settembre, dopo le ferie, la riforma delle Pensioni tornerà ad essere punto centrale della discussione politica in vista della presentazione della nuova Legge di Stabilità. Il 9 settembre, con la riapertura dei lavori in Parlamento al Governo, l’arduo compito di mettere a punto una manovra che cancelli la Fornero e che renda meno aspro il nostro sistema previdenziale. Le linee guida su cui il Governo lavorerà sono già risapute e possiamo dire che il tutto dovrebbe essere la sintesi delle 4 proposte rimaste sul tavolo di discussione.
Quali sono le proposte al vaglio?
La flessibilità dell’uscita dal lavoro e della conseguente pensione, restano dei punti cruciali. La quota 97 tra età e contributi versati con l’eventuale assegno di pensione ridotto del 2% ogni anno di anticipo è sicuramente una proposta che su cui si sta lavorando. Si parla anche di introdurre di nuovo la pensione con le quote che porterebbe di nuovo a quota 100. In quest’ultimo caso la pensione erogata ai lavoratori sarebbe senza penalizzazioni. Nel calderone dei punti in lavorazione, anche la tutela sociale degli over 55 con un probabile sussidio da erogare a quelli bisognosi. Naturalmente anche la proposta del Presidente Boeri sull’applicazione per così dire, incondizionata, del sistema contributivo alle pensioni è sempre presente.
Ultimi aggiornamenti
Qualche giorno fa sul tema è tornato il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Damiano, che ha ribadito il concetto della flessibilità così come la propone lui. Infatti secondo Damiano, avere la facoltà di uscire dal lavoro già a 62 anni di età e 35 di contributi versati, più che una soluzione per gli attuali sessantenni, rappresenterebbe una possibilità che nel futuro ridurrebbe di gran lunga il numero dei poveri, di coloro che si ritrovano senza lavoro ed a molti anni di distanza dalla pensione.
A fronte di una piccola riduzione dell’assegno pensionistico (massimo l’8%), un soggetto potrebbe scegliere di anticipare la pensione già a 62 anni senza attendere i 66 ed oltre come previsti dall’attuale legge. Inoltre, mandare in pensione la gente prima possibile sarebbe propedeutico al ricambio generazionale. Si attuerebbe un massiccio turn over che permetterebbe ai giovani di trovare più facilmente lavoro.
Naturalmente, sempre secondo il Presidente, non basterebbe la sola flessibilità in uscita dal lavoro, a combattere la disoccupazione giovanile arrivata a livelli allarmanti. Ci vuole anche la detassazione del lavoro almeno in parte e dei bonus per le assunzioni, e su questo il Governo è al lavoro. Infatti solo la riforma delle pensioni accompagnata da una adeguata lotta alla disoccupazione, che non deve prevedere solo temporanei ammortizzatori sociali, può far uscire l’Italia dal tunnel dove l’ha portata la crisi economica globale.