Flessibilità pensionistica e flessibilità part time sono due cose diverse. Le ultime novità sul dibattito della riforma Pensioni hanno per oggetto le dichiarazioni di Damiano, padre del ddl 857, la proposta fin qui più seria per la pensione anticipata e quella più amata dai lavoratori precoci grazie all'inserimento della quota 41. Il presidente della commissione Lavoro alla Camera, che tornerà a parlare di pensioni, esodati e opzione donna quest'oggi, venerdì 16 ottobre, durante la trasmissione Mi manda Rai 3, come confermato dal suo stesso account ufficiale twitter, con una nota ha voluto ribadire un concetto fondamentale, ovvero che il rinvio della flessibilità in uscita da parte del governo Renzi è un errore.

Sempre Damiano ha specificato come ormai si sia giunti ad un punto di non ritorno. 'Oggi, prosegue Damiano, il sistema pensionistico è troppo rigido, quindi si rende necessaria un'uscita flessibile a partire dai 62 anni, favorendo da una parte l'ingresso nel mondo del lavoro dei giovani attraverso il turn over e dall'altra evitando l'aumento di nuovi poveri, di coloro i quali hanno perso il lavoro e rimangono senza alcun sostegno'.

Pensioni: quota 97 e quota 41 di Damiano

Citando i 62 anni, Damiano non fa altro che promuovere per l'ennesima volta una nuova riforma pensioni che si basi su quota 97 e quota 41. La prima prevede il prepensionamento all'età di 62 anni con almeno 35 anni di contributi con penalizzazioni decrescenti fino all'8 percento, la seconda invece è una misura pensata per i lavoratori precoci, che guadagnerebbero l'uscita anticipata dopo 41 anni di contributi indipendentemente dall'età.

Un tuffo al passato per migliaia di lavoratori che da mesi seguono il dibattito sulla riforma previdenziale, un semplice esercizio di stile per altri, che reputano improbabile un cammino delle pensioni che incontri le soluzioni proposte da Damiano per via dei loro costi troppo onerosi, sebbene lo stesso esponente dem abbia più volte ribadito nei giorni scorsi che con la sua idea secondo cui, se si utilizzasse la flessibilità, si avrebbero risparmi nell'ordine del 4 percento, come riportato tra l'altro da un articolo online del quotidiano La Stampa.

Esodati e opzione donna sì

Il posticipo della riforma pensioni Renzi al 2016 non ha di fatto intaccato i temi su esodati e opzione donna. Come riporta La Stampa, il governo punta a tutelare altri 22-26 mila esodati attraverso la settima salvaguardia mentre si ha il via libera alla proroga dell'opzione donna, con le lavoratrici che hanno così l'opportunità di andare in pensione a 57 anni (le lavoratrici autonome a 58 anni) avendo maturato 35 anni di contributi, subendo però un taglio del 30 percento al loro assegno previdenziale che sarà ricalcolato con il metodo contributivo.

Come giudicate gli ultimi interventi del governo Renzi? Credete che l'esecutivo avrebbe dovuto fare di più sulla flessibilità in uscita? Pensate che con la prossima riforma delle pensioni verrà risolta anche la questione dei lavoratori precoci?