Vivo più che mai il dibattito sulla questione opzione donna, la Legge di Stabilità non ha accontentato tutte le lavoratrici. Sebbene si sia tentato di porre rimedio alle circolari restrittive del 2012, restano comunque fuori dal ripristino dei termini al 31/12/2015 le nate nel IV trimestre del 1958. A chiedersi, vista già la difficile situazione attuale, se il regime sperimentale Maronisarà mai prorogato vi sono poi le iscritte al gruppo facebook 'opzione donna proroga al 2018' che chiedono, essendo donne, di non subire discriminazioni che le porterebbero a lavorare 9 anni in più e di poter essere libere di scegliere se uscire prima dal mercato del lavoro, pur dovendo subire un taglio consistente del 30% sull'assegno pensionistico, oppure se continuare a lavorare.

La stessa libertà di scelta viene oggi richiesta, sempre più spesso, dagli uomini. Taluni padri soli, disoccupati, senza lavoro e con difficoltà di reintegro, chiedono di poter usufruire di una misura affine a quella delle donne. In nome della parità dei diritti tra i generi, il gruppo nato su Facebook 'opzione donna anche per gli uomini' chiede di vedere esteso in futuro il regime sperimentale 243/2004 anche al genere maschile. Utopia o possibilità? Ne abbiamo parlato con l'onorevole Patrizia Maestri (Pd).

Opzione donna estesa agli uomini: sarà mai possibile?

Al calderone di richieste si aggiunge anche quella degli uomini, talvolta padri soli o disoccupati, che avanti con l’età e senza alcun reddito chiedono di poter usufruire, menzionando la parità di genere, della stessa opportunità offerta alle donne.

A suo avviso si prenderà mai in considerazione un eventuale opzione uomo che conservi gli stessi requisiti richiesti attualmente per le donne? I lavoratori, in sintesi, pur dovendo scontare il pegno della riduzione del 30% sull’assegno pensionistico, vorrebbero avere la stessa libertà di scelta offerta alle lavoratrici e poter dunque accedere alla pensione a 57 anni d’età e 35 di servizio.

Utopia o possibilità futura?

Il ministro Poletti ha annunciato che nel 2016 il governo affronterà il tema della flessibilità in uscita. Come tutti sanno in commissione lavoro della Camera sono state incardinate diverse proposte di legge, per il PD a prima firma Damiano, che introducono la possibilità di anticipare l’età pensionabile a fronte di una penalizzazione che, sulla base delle valutazioni fin qui svolte, si applicherebbe ai lavoratori con almeno 62anni.

Sulla necessità di superare l’eccessiva rigidità introdotta dalla legge Fornero vi è una generale condivisione, si tratterà ora di verificare con il contributo dei dati che fornirà l’INPS quali possano essere le soluzioni più adeguate ad un problema molto serio e concreto che riguarda migliaia di uomini e donne che, a normativa vigente, non potrebbero andare in pensione prima dei 67 anni. Ma riguarda anche tanti giovani disoccupati in attesa di occupazione. L’obiettivo della “flessibilità” non è infatti solo quello di far uscire persone dal mercato del lavoro, ma soprattutto quello di farne entrare delle nuove. E’ una necessità condivisa e ribadita più volte anche dal mondo dell’impresa.