Il Presidente dell’Inps Tito Boeri ha avanzato nei mesi scorsi una proposta volta alla riforma delle pensioni, che è stata bocciata dal Governo, ed un ‘piano di assistenza sociale’ che, invece, è stato accolto. Vediamo di cosa si tratta.
Rapporto INPS
Nel mese di giugno 2015, l’istituto previdenziale aveva consegnato all’Esecutivo un rapporto sulle Pensioni intitolato ‘Non per cassa ma per equità’ che evidenzia la fascia di età in cui la povertà è aumentata di gran lunga di più rispetto alle altre classi di età durante la Grande Recessione e la crisi economica nell’area Euro.
Le persone povere disoccupate dai 55 anni in su risultano più che triplicate negli ultimi 6 anni. I dati raccolti su questa fascia di popolazione sono allarmanti a tal punto che l’Inps ha ritenuto necessario proporre interventi normativi tesi:
- all’abbattimento della povertà, riducendola almeno del 50% tra chi ha più di 55 anni;
- facilitare una transazione più flessibile dal ‘lavoro al non lavoro’ e viceversa;
- semplificare la normativa sui trattamenti contributivi e previdenziali delle diverse gestioni Inps.
Dal rapporto presentato, che delinea un vero e proprio disegno di legge composta da 16 articoli, emerge inoltre che in Europa, solo l’Italia non ha forme di sostegno al reddito per tutelare dal rischio di povertà le persone con scarse opportunità di essere reinserite nel mondo del lavoro.
Proposte normative
- SIA55: Nel rapporto è inclusa una proposta avanzata sempre dall’Inps – articoli da 1 ad 8 - di istituire una forma di sostegno che prende il nome di ‘Sostegno di Inclusione Attiva’ di euro 500,00 al mese per tutte quelle famiglie in cui vi sia un componente con più di 55 anni senza lavoro e senza indennità di disoccupazione, mobilità o altre indennità economiche. La proposta include la sottoscrizione di un patto di inserimento lavorativo in base al quale, un successivo reddito derivante da un nuovo impiego che va ad aggiungersi al percepimento del sussidio, viene conteggiato ai fini dell’importo del Sostegno di Inclusione Attiva in modo graduale (-30% i primi 3 mesi, -60% dal 4° al 6° mese, -80% fino al 10° mese e infine -100%).
- Flessibilità in uscita: la proposta di Tito Boeri prevede un’uscita anticipata dal lavoro a partire da 63 anni e 7 mesi, più 20 anni di contributi, con una decurtazione di circa il 10-11% dell’assegno mensile. Per far ciò, sarebbe necessario ricalcolare le vecchie pensioni, tagliando quelle pensioni che in passato erano state erogate con il metodo retributivo e superiori ai 3.500 euro.
La presa in carico di queste due proposte è stata per ora rinviata dal Governo, il quale risponde che la proposta dell’Inps contiene misure ‘che mettono mani nel portafoglio di milioni di pensionati – sebbene trattasi di pensioni d’oro - con costi sociali significativi e non equi’. Sono dunque necessarie risorse che al momento non ci sono e pertanto bisogna rinviare. intanto, prosegue l'iter del Disegno di legge di Stabilità 2016, che prende in esame diverse disposizioni in materia previdenziale.