Sul tema di opzione donna, gli emendamenti, sia al Senato (che sono stati congelati e rinviati alla seconda lettura) che alla Camera sono stati moltissimi. Con l’arrivo della Legge di Stabilità a Montecitorio, la Commissione Lavoro presieduta da Damiano, tra i tanti emendamenti che ha approvato all’unanimità, ha dato l’ok anche all’estensione di opzione donna. Su questo provvedimento Damiano, quotidianamente, spinge per far si che anche il Parlamento accetti l’estensione.

I tre mesi di aspettativa di vita sono discriminanti

Usare il termine estensione sembra anche troppo per quello che Damiano vuole necessariamente far passare nella Legge di Stabilità.

Infatti, si tratta di ampliare la platea delle interessate, a tutte quelle donne che compiono i 57 anni se dipendenti ed i 58 anni se autonome, entro il 31 dicembre del 2015. Naturalmente sempre che alla stessa data le lavoratrici abbiano raggiunto i 35 anni di contributi. Si tratta di cancellare l’aumento di 3 mesi di aspettativa di vita che porta l’età necessaria per l’uscita anticipata delle lavoratrici a 57 anni e 3 mesi. Evidente che tutte le donne che compiono gli anni da settembre a dicembre di quest’anno, sarebbero escluse da questa possibilità. Per Damiano non esistono problemi tali da evitare di estendere il provvedimento. Sempre secondo il Presidente, sarebbe necessario un gesto di buon senso da parte di tutti i Partiti per far in modo che anche in Parlamento il provvedimento passi all’unanimità, evitando questa evidente discriminazione.

Dove sono finiti gli sponsor del sistema contributivo?

Damiano chiama a raccolta tutte le forze politiche ed anche i tecnici come Boeri che da sempre è un fautore del sistema contributivo. Secondo questo sistema, le lavoratrici (ma vale anche per tutta la platea dei pensionati se il sistema passasse come definitivo) avranno un assegno calcolato sull’ammontare dei contributi versati che in soldoni significa riduzioni anche del 30% della pensione che avrebbero preso normalmente.

Nel caso di opzione donna sarebbe lo scotto da pagare per anticipare di diversi anni l’uscita dal lavoro. Secondo Damiano, il provvedimento, così come sponsorizzato dai suoi tifosi, alla lunga produrrebbe guadagni per le casse pubbliche e non perdite. Alla luce di tutto questo, secondo il Presidente, non esisterebbero problemi di coperture e problematiche economiche per l’estensione della misura.

Anzi, contestandone fin dal 15 ottobre (giorno dell’uscita pubblica della Legge di Stabilità) l’entità dello stanziamento per opzione donna, quanto affermato da Damiano assume ancora più forza. Infatti, il Governo Renzi ha messo in preventivo una spesa di 2,5 miliardi di euro per coprire 36.000 lavoratrici che rappresentano la platea delle beneficiarie del provvedimento, cioè tutte quelle che hanno raggiunto 57 anni e 3 mesi entro il 30 settembre 2015. Essendo questo un numero ipotetico, dal momento che non è detto che tutte le 36.000 lavoratrici scelgano l’uscita in anticipo con riduzione della pensione, non è detto che i 2,5 miliardi, che già sembrano esagerati, siano consumati per intero.