A partire dall'America sembrerebbe delinearsi uno scenario dove internet e le sue potenzialità potrebbero salvare l'economia mondiale dai continui cali del Pil rispetto al passato. Attualmente, le aziende si sono abituate a spremere la produttività per via del calo demografico e del costo elevato degli investimenti in capitale umano, ma un'alternativa a questa situazione ci viene offerta dal Webe dalla sua capacità di vendere servizi a chiunque e ovunque.

Web e lavoro

I lavori tradizionali con orari fissi, un capo-squadra e sistemi produttivi da catena di montaggio, tendono ormai a essere prerogativa di pochi assunti, i più fortunati, o di coloro che provengono da un passato di boom economico.

Ma oggi, qual è la tendenza? La risposta viene dal mondo freelance. Per esempio, milioni di americani svolgono qualche lavoro per arrotondare e gran parte di loro sfrutta il web per avere compensi aggiuntivi allo stipendio da dipendente. Da qui possono partire fino a creare loro stessi delle start-up con cui vendere servizi on demand, come ad esempio VetPronto, un'azienda che fornisce veterinari su richiesta. Questo tipo di economia si sta espandendo cominciando dall'America e, continuando in questo modo, un rapporto specifica che si potrebbero raggiungere i 72 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. Rimane il fatto che essendo lavori flessibili, che sono ancora in fase di spinta, non vengono disciplinati a livello normativo come le altre categorie di lavoro.

Nel caso specifico italiano, la legislazione in merito alla imputabilità fiscale delle attività on line lascia ancora dubbi interpretativi, in particolare quando si tratta di annoverare tali lavori tra le prestazioni occasionali o tra quelle continuative. Da qui la necessità o meno di aprire una partita IVA. Ad ogni modo, si prospetta una via secondo la quale per esempio l'operatività potrebbe essere sostituita dai robot, mentre l'uomo si occuperà di gestire on line il modo in cui tali automi dovranno comportarsi nei diversi settori produttivi. Un percorso in cui al lavoratore dipendente e autonomo si andrà ad affiancare una terza categoria di impiegati di nuova generazione.