Che la Legge Fornero sia stata un duro colpo per molti lavoratori che sono vicini alla pensione, è un dato di fatto. Requisiti inaspriti sia per quanto riguarda l’età anagrafica utile all’uscita, che per quanto concerne i contributi necessari. Per qualcuno è stato più fortunato, anche se di poco, la Legge Fornero ha lasciato una piccola possibilità. Infatti ci sono alcuni lavoratori che potranno usufruire anche dal 1° gennaio 2016, di una uscita dal lavoro a 64 anni. Ma anche per questi, la scure dell’aumento dell’aspettativa di vita, non è stata magnanima.
Ecco quali soggetti rientrano nella concessione e tutte le novità che li riguarderanno a partire dal 1° gennaio.
Cosa ha concesso il DL 201/2011
Come stavamo dicendo, ad alcuni soggetti, la Legge Fornero ha concesso una uscita anticipata dal lavoro rispetto alla stragrande maggioranza dei lavoratori. Un articolo del DL 201 del 2011, precisamente il 24 al comma 15 bis, ha previsto che i lavoratori che entro il 31 dicembre 2012, raggiungevano i 60 anni di età ed i 36 di contributi, oppure i 61 anni di età ed i 35 di contributi, sarebbero potuti andare in pensione a 64 anni. A dire il vero anche per questi lavoratori, il requisito era da adeguare alla speranza di vita ed anche per il 2016, si allunga di 4 mesi l’età necessaria.
Quindi se fino al 31 dicembre 2015 erano necessari 64 anni e 3 mesi, da gennaio saranno necessari 64 anni e 7 mesi. Anche per le lavoratrici donne, il decreto di cui parlavamo prima ha concesso un importante sconto in termini di requisiti. Infatti le donne che sempre al 31 dicembre 2012 avevano maturato 20 anni di contributi e 60 di età, possono usufruire della medesima uscita a 64 anni e 7 mesi.
Unica differenza è che queste ultime devono risultare ingaggiate con un contratto di lavoro dipendente alla data del 28 dicembre 2011.
Quali soggetti rientrano nell’anticipo
Questa possibilità è concessa solo ed esclusivamente ai lavoratori del settore privato che raggiungono le soglie richieste al 31 dicembre 2012. L’anticipo quindi non riguarda i lavoratori statali, gli autonomi e così via.
In termini meno tecnici, si tratta di anticipare di due anni l’uscita dal lavoro ed il conseguente pensionamento. Non bisognerà per forza attendere i 66 anni e 7 mesi della normativa in vigore oggi o ancora i 42 anni e 10 mesi di contributi. Per esempio, se un lavoratore nato a maggio del 1952 che ha iniziato a lavorare all’età di 24 anni, senza questa possibilità, anche lavorando ininterrottamente fino a tutto il 2016, andrebbe in pensione ad inizio 2019 sia per la vecchiaia (66 anni e 7 mesi oggi, ma è in continua salita) , sia per l’anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi). Con questa possibilità invece, l’uscita prevista per lui sarà a dicembre del 2016.