Le novità sulle pensioni aggiornate ad oggi, 26 marzo, ci rimandano alle richieste dei lavoratori precoci e alla mobilitazione dei sindacati fissata per il prossimo 2 aprile. Ad una settimana esatta dai cortei in piazza per protestare contro la mancata modifica della riforma Pensioni introdotta dal governo Monti con la legge Fornero, precoci e sindacati, insieme al gruppo esodati ed opzione donna, tornano ad alzare la voce contro la fin qui miope azione dell'esecutivo Renzi a maggioranza Pd. Nulla è stato fatto nel 2015, nulla ancora è stato deciso per il 2016: di questo passo il rischio concreto è di arrivare alla fine di quest'anno così come a ottobre/novembre 2015, quando il premier Matteo Renzi alzò bandiera bianca, promettendo però lo studio della situazione nei 90 giorni successivi, in modo da dare una risposta alle migliaia di lavoratori che attendono da anni la risoluzione dei loro problemi.

Sono arrivati dei successi, per una parte di esodati e per l'opzione donna, difesi a spada tratta da Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera, ma c'è ancora molto da fare in campo previdenziale.

Pensioni, precoci e sindacati uniti per cambiare la riforma

Le ultime notizie sulle pensioni si riferiscono alla grande mobilitazione in programma il 2 aprile. I lavoratori precoci chiederanno nuovamente quota 41, i sindacati, oltre a difendere la categoria, cercheranno un confronto costruttivo con il governo, l'apertura di un tavolo di confronto, per discutere il futuro dei lavoratori italiani. Un futuro che si presenta a tinte fosche, se sarà quello raccontato dalle buste arancioni in arrivo, il cavallo di battaglia di Tito Boeri, che dopo essere stato 'bloccato' nel corso dell'ultima legge di Stabilità ha trovato le risorse necessarie per l'invio a buona parte degli italiani delle ormai celebri buste arancioni, nelle quali è contenuto l'importo delle pensioni che riceveranno una volta usciti dal mondo del lavoro.

Un'operazione trasparenza quella definita dal presidente dell'Inps, per molti invece sarà un pugno allo stomaco sapere che si lavorerà fino a 70 anni (e in alcuni casi oltre) per poi ricevere come assegno previdenziale un importo nettamente inferiore rispetto all'ultimo stipendio percepito. In merito all'invio delle buste arancioni si sono espressi di recente Damiano e Roberto Simonetti (Lega Nord), che al microfono di Manuela Perrone (Focus 24, approfondimento de Il Sole 24 ore), hanno espresso la propria perplessità nei confronti dell'iniziativa del professore della Bocconi.

Cgil, Cisl e Uil in occasione della prossima manifestazione ribadiranno il proprio sì nei confronti della proposta di legge numero 857 di Cesare Damiano, che da diverso tempo ormai giace nei cassetti del governo. Una proposta ritenuta idonea anche dai lavoratori precoci, sopratutto per quanto riguarda quota 41 senza penalizzazioni, ovvero l'uscita dal lavoro indipendentemente dall'età anagrafica dopo aver lavorato per 41 anni.

Una proposta che raccoglie un consenso trasversale tra le forze politiche, visto il sì di Matteo Salvini, con la Lega Nord che inizialmente aveva proposto anche il meccanismo quota 100 (la somma di età anagrafica e anni di contributi) e quello di altri esponenti dell'opposizione, compreso il Movimento 5 Stelle, che ricordiamo aveva proposto per i precoci quota 40, dunque un anno in meno rispetto a quanto formulato dal presidente della commissione Lavoro alla Camera dei Deputati.