Finalmente anche i sindacati si muovono in maniera forte contro le norme del nuovo sussidio di disoccupazione Naspi, che penalizzano gli stagionali. CGIL, CISL e UIL, più precisamente per le loro branche a tutela dei lavoratori stagionali, in maniera compatta, chiedono l’apertura di una discussione approfondita volta a risolvere la faccenda. Il nuovo sussidio, che non piace proprio a nessuno, compromette la situazione reddituale dei 300mila lavoratori stagionali. Se a questo aggiungiamo le penalizzazioni di importo nel tempo ed il concreto rischio di riduzioni e decadenza per via del patto di servizio, la situazione è molto grave.

I sindacati chiedono di salvare gli stagionali

La natura stessa del lavoro stagionale è in netta contrapposizione alla base strutturale della Naspi, almeno dal punto di vista normativo. Infatti, la Naspi prevede la concessione del sussidio per la metà dei periodi lavorati nei 4 anni precedenti la presentazione della domanda.Sono “premiati” sono i lavoratori in continuità di impiego, per tutto l’anno, che possono percepire 24 mesi di sussidio. Le strutture alberghiere però, come sottolineano in un comunicato unico del 16 marzo, le tre grandi sigle sindacali, aprono per periodi brevi ogni anno ed utilizzano i lavoratori solo in quei frangenti. Ne deriva che il cumulo delle settimane utili al calcolo della Naspi, per questi lavoratori si riduce pochi mesi.

Se a questo aggiungiamo il fatto che non sono utili i periodi già coperti da altre indennità, al termine della stagione estiva 2016 a molti lavoratori, sarà della metà delle settimane lavorate solo dell’anno in corso con molti mesi senza reddito.I sindacati, nel comunicato, chiedonoche “ venga avviata una fase di confronto serrato su questa problematica di settore e venga insediato un tavolo interministeriale che coinvolga tutti gli attori interessati”.

Riduzioni di importo e patto di servizio gli altri nodi da sciogliere

Il problema è che questa Nuova Assicurazione Sociale Per l’Impiego sembra essere un disastro da qualsiasi parte la si guardi.

Anche per i “fortunati” che possono percepirla a lungo, cioè fino alla sua naturale fine, i 24 mesi, devono fare i conti con pesanti tagli. Infatti è previsto che a partire dal 4° mese di incasso, questo sussidio perda il 3% al mese di assegno. Significa che tra il primo mese e l’ultimo, i disoccupati perderanno metà dell’importo concessogli inizialmente.

Con le recenti circolari 47 e 48 dell’Inps in materia di ammortizzatori sociali, se da un lato, i limiti di importo e le soglie sono rimaste inalterate rispetto al 2015 per via della deflazione, l’Istituto ha confermato come il patto di servizio incida sulla Naspi. Infatti è risaputo che oltre ai requisiti lavorativi utili per l’accesso, i lavoratori devono sottoscrivere l’adesione al patto presso i centri per l’impiego.

L’adesione alle iniziative di formazione, ampliamento delle competenze ed eventualmente a nuove opportunità di impiego, non è opzionale. Infatti non aderire al patto fa decadere dal beneficio della Naspi anche se ci sono i requisiti oggettivi per percepirla. Non partecipare ai corsi senza giustificato motivo, fa perdere i/4 dell’assegno alla prima assenza, un mese alla seconda e tutta la Naspi dalla terza.

Lo stesso vale per chi rifiutasse una proposta di lavoro che l’Ufficio di Collocamento ritiene congrua. Il lavoro svolto dal movimento dei lavoratori stagionali è ottimo e con l’aiuto dei sindacati, crediamo che presto ci saranno novità al riguardo.