Sono ormai anni che il Governo discute sugli stessi punti riguardo il discorso Riforma Pensioni cercando un accordo comune, ma sembra che ad oggi non ci siano ancora chiare intenzioni di riprendere in mano la legge Fornero.

Nel corso degli anni infatti, soprattutto con la Legge di Stabilità, sono state attuate numerose soluzioni tampone, per citarne alcune ad esempio L’Opzione Donna, la quale, al contrario della Riforma Pensioni che prevede come requisiti per avere diritto alla pensione 41 anni e 10 mesi di contributi o in alternativa un’età pari a 66 anni e 7 mesi, prevede che per le donne ci sia la possibilità di accedere alle pensioni prima, ovvero al raggiungimento di un’età pari a 57 anni e 3 mesi, a patto però che si accetti un assegno già stabilito e calcolato per intero con il sistema retributivo.

Altre misure tampone attuate dal governo sono la Settima Salvaguardia, la quale permette, a determinate categorie di lavoratori, di aver diritto alle pensioni con tempi più brevi rispetto alla norma, o ancora l’introduzione del part-time per chi è prossimo all’età pensionabile.Ma ci sono altre importanti Novità

Riforma Pensioni 2016: La quota 100

La prima novità riguarda la cosiddetta quota 100, un’ipotesi che ha probabilità di essere approvata veramente molto basse in quanto prevede il ritorno all’età pensionabile a partire dall’età di 62 anni con 38 anni di contributi, ed in più risulterebbe per il Governo molto costosa, è quindi quella che ha più probabilità di essere scartata nel progetto Riforma Pensioni.

Il Prestito Pensionistico

Un’altra valida soluzione riguarda il prestito pensionistico (Apa: Assegno Pensionistico Anticipato).

Questo progetto è innanzitutto molto conveniente per il Governo in quanto è il meno costoso, e prevede un assegno, pari a 700/800 euro al mese da corrispondere ai lavoratori disoccupati che abbiano però due requisiti fondamentali:

  1. Lavoratori disoccupati e in difficoltà economica che abbiano esaurito i contributi forniti dagli ammortizzatori sociali;
  2. Lavoratori disoccupati ai quali manchino massimo 3 anni alla pensione.

Le casse dello Stato si occuperebbero poi di prelevare una piccola somma mensilmente dall’assegno pensionistico di questi soggetti in modo da andare a colmare la perdita iniziale.

Un’idea sicuramente molto valida, ristretta però, ovviamente, solo ad una cerchia limitata di lavoratori, ma che, nell’ambito della Riforma Pensioni, può fornire un adeguato sostentamento ai lavoratori fino al raggiungimento della pensione.

Il Pensionamento flessibile

Questo progetto prevede una modifica per quanto riguarda la Riforma Pensioni e un adeguamento di quella che è l’età pensionabile e gli anni di contributi da garantire allo Stato prima di avere i requisiti necessari per il pensionamento.In particolare l’idea sarebbe quella di rendere come unico requisito fondamentale 41 anni di contributi pagati allo stato a prescindere degli anni anagrafici del lavoratore.Questo progetto è stato molto apprezzato dai lavoratori precoci i quali avrebbero raggiunto gli anni di contributi effettivi ancor prima di compiere l’età anagrafica idonea.