Il sussidio di disoccupazione Naspi, introdotto con la riforma del Jobs Act, ha creato diffuso malcontento tra i lavoratori stagionali che sono stati, di fatto, assimilati a tutti gli altri lavoratori, col risultato di ricevere un trattamento penalizzante che non tiene conto della discontinuità propria del tipo di lavoro.

Tre proposte di soluzione in Parlamento per la NASPI dei lavoratori stagionali

Prima dell’entrata in vigore del nuovo ammortizzatore della Naspi, i lavoratori stagionali, come ad esempio quelli impiegati nel settore del Turismo, a fronte di un rapporto di lavoro della durata di 6 mesi, potevano usufruire di altrettanti mesi di disoccupazione.

Con la Naspi, invece, essendo gli stagionali considerati come tutti gli altri lavoratori dipendenti, a partire dal primo gennaio 2016, possono ricevere un sussidio pari alla metà delle settimane lavorate annualmente negli ultimi 48 mesi. La conseguenza è che il lavoratore che abbiamo portato ad esempio potrà avere al massimo 3 mesi di sussidio, rimanendo per gli altri 3 mesi rimanenti prima della ripresa dell’attività stagionale privo di qualsiasi fonte di reddito.

La situazione era ben chiara al momento dell’entrata in vigore del Jobs Act, tant’è vero che per i contratti cessati dal 1° maggio al 31 dicembre 2015 era prevista una fase transitoria durante la quale ai lavoratori stagionali era comunque riconosciuta la possibilità di ricevere il sussidio di disoccupazioneda parte dell'INPS per una durata di 26 settimane (sei mesi circa).

Dal 1° gennaio 2016 la fase transitoria è finita e per i lavoratori stagionali sono cominciati i problemi.

Attualmente, la Commissione Lavoro della Camera sta esaminando tre diverse proposte, presentate da Pd, M5S e Lega Nord, che mirano a ripristinare la durata della Naspi a sei mesi, magari legandola allo svolgimento di attività di formazione e qualificazione.

La protesta dei lavoratori stagionali del Turismo

La presentazione delle tre proposte in esame può essere considerata una prima concreta reazione della politica alla mobilitazione dei sindacati del settore Turismo, sostenuti anche da molte amministrazioni di località la cui economia è basata principalmente sul turismo, come in Sicilia o in Campania.

Sono oltre 200 mila i lavoratori stagionali per i quali i sindacati sollecitano al più presto una risposta da parte del governo per evitare che, quello che al momento può sembrare solo un problema settoriale, si trasformi in un vero e proprio dramma sociale., ma la trasversalità della mobilitazione, come testimoniato dal diverso segno politico delle proposte di soluzione in discussione, autorizza a pensare che la soluzione sia in arrivo.