Tra gli interventi che vengono considerati urgenti nel campo previdenziale c’è sicuramente la sistemazione della questione esodati. Il Governo come sappiamo, lavora sulla flessibilità in uscita secondo il modello da loro creato, l’APE, che tanto fa discutere e che tanto non piace. Se per l’APE bisognerà attendere la Legge di Stabilità, dove si valuterà l’inserimento della novità pensionistica nel grande calderone della manovra finanziaria. Per gli esodati invece, si potrebbe intervenire prima e le ultime indiscrezioni, tra le quali ci sono le dichiarazioni del Presidente della Commissione Lavoro Damiano, fanno ben sperare.

Ottava salvaguardia a settembre?

Uno dei fenomeni più terribili tra quelli prodotti dalla Legge Fornero è sicuramente quello degli esodati. Si tratta di soggetti che erano vicinissimi alla pensione prima del 2012, tanto vicini che qualcuno aveva già lasciato il lavoro, vuoi per la mobilità o per assistere un familiare disabile. Con l’ingresso nel sistema previdenziale italiano della riforma Fornero, questi soggetti si sono visti spostare in la nel tempo i requisiti necessari per l’accesso alla pensione di punto in bianco. L’effetto di questo inasprimento in termini di requisiti ha di fatto lasciato questi lavoratori senza stipendio e senza pensione e per diversi anni. I Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, notato il problema, hanno messo a disposizione di questi individui, degli istituti particolari, le cosiddette salvaguardie.

Si tratta di particolari disposizioni per gli esodati, che consentono loro di evitare di aspettare i limiti di età predisposti dalla Fornero ed andare in pensione prima, una specie di salvagente.

Ad oggi sono 7 le salvaguardie emanate, ma si pensa già ad una ottava, perché evidentemente, le prime non sono bastate. Damiano ha presentato una proposta di ottavo intervento per i 32 mila lavoratori che rientrano ancora tra gli esodati non salvaguardati.

Visto che le salvaguardie si finanziano attraverso il proprio fondo, utilizzando le risorse già presenti e risparmiate negli anni scorsi, non è necessario inserire l’intervento in una manovra finanziaria a largo raggio, ma entro settembre potrebbe prendere forma. Questo è l’auspicio di Damiano che qualche giorno fa, in TV, a La7 ha paventato il rischio che i soldi del Fondo per gli esodati, se non usati subito per quello a cui sono destinati, vengano dispersi ed utilizzati per altri obiettivi di finanza pubblica.

Chi sono quelli da aiutare

Fuori dalle precedenti salvaguardie e quindi, attualmente senza tutela, 6.800 lavoratori in mobilità che raggiungono i requisiti per la pensione, con le regole precedenti alla Fornero entro 36 mesi dopo la mobilità. Da ricordare che i per la settima salvaguardia si sono fatti rientrare quelli a cui la mobilità scadeva entro un anno. Sono da aiutare anche 25.200 tra soggetti autorizzati ai versamenti volontari, in congedo parentale per familiari disabili e lavoratori con contratto a tempo determinato o che hanno perso il lavoro per cessazione. Tutti soggetti che andrebbero in pensione con le regole di oggi, nel 2021. Inoltre bisogna che questi rientrino nel sistema quote come per le precedenti salvaguardie.

Cosa significa?

Per esempio, fino a fine 2015, era necessario raggiungere quota 97,3, quindi 61 anni e 3 mesi di età (requisito anagrafico minimo) e 35 di contributi, o 62anni e 3 mesi e 36 di versamenti. In questo caso, calcolando le frazioni di anno, un lavoratore che ha compiuto 62 anni a luglio 2015, andrà in pensione già il prossimo agosto a condizione che abbia versamenti contributivi di 35 anni e 4 mesi. Un vincolo che va valutato in sede di ottava salvaguardia è quello dell’aspettativa di vita. Infatti, fino alla settima come dicevamo, era necessario raggiungere la quota 97,3, mentre da quest’anno si è saliti di 3 punti, quindi a 97,6 che aggiunti ai 4 mesi di aumento di età anagrafica, passata a 61 anni e 7 mesi (requisito minimo), rischia di lasciare fuori ancora qualcuno.